Apparente e fragile felicità adolescenziale

Sorrisi, feste, musica, spensieratezza e adrenalina sono solo una facciata dell’adolescenza. Pianti, incomprensioni, prime scelte e primi dolori è ciò che spesso non si mostra. Gli adulti tendono ad etichettare questo periodo come il più bello della vita, molto probabilmente perché nella seconda metà del Novecento era veramente così. Basta guardare Happy Days o Dirty Dancing per avere la percezione di quei giorni. Gonne ampie per volare nella leggerezza di quei tempi, fast food o cinema all’aperto dove riunirsi la sera e ballare finché non fanno male le gambe.

Io personalmente mi reputo ancora nel periodo dell’adolescenza e mi rendo conto che non è corretto definirlo un periodo felice o fragile, ma un periodo fragilmente felice. Di fatto gli attimi di felicità sono abbastanza rari e si ha quasi paura a viverli, come se dopo quell’istante, in cui si tocca il cielo con un dito, la gravità ci gettasse con forza in un lago di tristezza e dolore. Nonostante ciò, sembra quasi un ossimoro, l’adolescente del Ventunesimo secolo è anche quello che deve mostrarsi sempre felice, con una vita perfetta, vestiti perfetti e vacanze perfette.

Foto di ciò che mangiamo, foto ai posti che visitiamo, foto al compito con un ottimo risultato, foto con sorrisi di circostanza. Foto scattate dalle stesse persone che scivolano contro la porta della loro cameretta in un pianto disperato, persone che pubblicano la foto di un tramonto sul mare mentre assistono all’ennesimo litigio dei loro genitori o ancora persone che mandano le proprie foto “spontanee” ad amici, quando hanno passato le tre ore precedenti a modificarle rendendo la vita più stretta, il naso meno incurvato e le labbra più carnose.

Il problema principale di un adolescente medio di oggi è, infatti, il giudizio degli altri. È diventato troppo semplice lasciare commenti di odio anonimi su Instagram o TikTok o ancora emarginare chi non possiede le credenziali per essere reputato socialmente idoneo. Di fatto, i ragazzi in questa fase sono come castelli di carte, basta un commento inopportuno o una battuta apparentemente innocua e, come con l’azione di un venticello leggerissimo, crollano.Per non sparpagliarci in un ammasso di carte sul pavimento e vivere un’adolescenza felice, potremmo farci guidare dal monito leopardiano a godere pienamente di questa età densa di speranze e aspettative sul futuro.

 Essere se stessi e non dare peso al giudizio altrui è la chiave di un’adolescenza felice.

Elisa Indaco 2QL