Mamma me lo diceva sempre …

Mamma me lo diceva sempre che ero un ragazzo sveglio e intelligente. Quando stavo male, mi diceva di essere forte e che tutto si poteva affrontare. Sapevo che in lei avrei sempre potuto trovare un posto sicuro, una confidente, un’amica. Mi pento di non averle detto tutto subito quando è successo e spesso mi chiedo come sarebbero andate le cose se fossi stato onesto con lei, ma sinceramente, era difficile spiegare una situazione in cui non sai nemmeno come sei entrato. Per intenderci, non inizia tutto con le offese e i ricatti, a quelli ci si arriva a poco a poco. Si inizia quando cominci a chiederti cosa è successo e perché proprio a te e si finisce quando smetti di domandartelo. All’inizio mi sembrava una persona come tutte le altre, un ragazzo come tutti gli altri; la differenza è che non avevo mai visto il suo volto. Parlavamo attraverso i social tutti i giorni, ed ero felice più che mai di avere lui perché in realtà non avevo molti amici.

Mi sembrava finalmente di aver trovato qualcuno che mi capisse e che mi sostenesse; insomma pensavo di aver trovato una brava persona. Più riponevo la mia fiducia in lui, più lui sembrava approfittarsene, finché un giorno iniziò a chiedermi strane cose. Iniziò tutto quando chiese una mia foto da mandare a una ragazza che era sua amica e a cui potevo interessare. Ero così felice che lo feci senza pensarci due volte. La foto che avevo mandato però non andava bene, poiché ne voleva una in cui si vedeva di più. Mi disse “La conquisterai, fidati di me!”. E io mi fidai. Non avevo mai avuto una ragazza, tantomeno nessuna si era mai interessata a me, quindi lo feci pensando di star facendo la cosa giusta. Così mandai quella foto senza troppi ripensamenti.

Nei giorni successivi cambiò qualcosa. Alessio, (così diceva di chiamarsi) si comportò come non aveva mai fatto prima. Ogni giorno chiedeva un favore assurdo o prendeva qualcosa che io non potevo fare, e quando dicevo di no, mi ricattava dicendo che avrebbe mandato la mia foto a tutti. Iniziai giorno dopo giorno a credere che io non ero nulla di più che quella foto, che non doveva arrivare a nessuno perché mi avrebbe rovinato. Mi sentivo solo e non sapevo cosa fare, quindi successe ciò che non avrei dovuto permettere: mi feci sconfiggere.

La vergogna che provavo al solo pensiero che quella foto potesse arrivare a mia mamma, o a scuola, o ai miei parenti, o sui social mi fece fare cose di cui oggi, a pensarci, mi vergogno di più. Con la vergogna e la paura che mi accompagnavano, iniziai a non uscire più di casa se non per andare a scuola. Abbandonai la palestra e i piccoli piaceri che prima mi permettevo, poiché non mi sentivo altro che una nullità. Mamma quando se ne rese conto si preoccupò. Me lo diceva sempre che potevo contare su di lei, finché un giorno, non me lo disse più. O meglio, non poteva più dirmelo. Anche se lei non poteva saperlo, io la vedevo piangere. Io le volevo dire che adesso stavo bene e che non doveva più preoccuparsi per me, ma lei non poteva più sentirmi. Mamma me lo diceva sempre che ero un ragazzo sveglio e intelligente. Quando stavo male, mi diceva sempre di essere forte e chissà cosa sarebbe successo se lo fossi stato davvero. 

Giulia Ranno 3BL