La questione palestinese: le radici del conflitto

Le radici del conflitto tra Israele e Palestina risalgono ai primi del ‘900. 

Il ruolo britannico è stato fondamentale, perché il Regno Unito governò la Palestina dal 1920 al 1948. In questo periodo promise agli Arabi una Palestina indipendente in cambio dell’aiuto prestato alla rivolta araba nella lotta contro l’impero turco-ottomano. In questi anni i cittadini ebrei acquistarono tantissimi territori per dare la possibilità ai loro concittadini di insediare nuove colonie ebraiche. Questo squilibrio portò negli anni ‘30 alla prima guerra civile, conosciuta come “Grande rivolta araba”. Già da questo periodo ci furono diversi tentativi di divisione della Palestina in due stati indipendenti che però non si concretizzarono mai. Con la seconda guerra mondiale la situazione si complicò ulteriormente perché fu necessario accogliere tutti i sopravvissuti, quindi, naturalmente, aumentarono i coloni.

Il 15 Maggio del 1948 nacque lo Stato ebraico. Gli arabi palestinesi non proclamarono il proprio Stato e iniziò ufficialmente la guerra contro quello di Israele, che durò fino alla guerra del Kippur nel 1973. Un punto fondamentale è sempre stato il riconoscimento dello Stato di Israele e quello della Palestina, proclamato nel 1988 sui territori palestinesi occupati da Israele nel 1977. Questa guerra è caratterizzata da una serie di conflitti coordinati da organizzazioni palestinesi, come l’OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) e Hamas: la guerra del Libano nel 1982, la prima e seconda intifada, rispettivamente nel 1987 e 2000 e diverse guerre nella striscia di Gaza. Grazie agli accordi di Oslo, firmati nel 1993, si è giunti al riconoscimento dello Stato di Israele e della Palestina da parte dell’ONU nel 2012.

Israele ha ceduto dei pezzi dei territori conquistati nella striscia di Gaza e in Cisgiordania a forme di autogoverno palestinese; ha però mantenuto sempre il diritto di intervenire in ogni momento militarmente in tutti i territori. Ha mantenuto anche la possibilità di costruire insediamenti in varie parti della Cisgiordania e di Gerusalemme Est. Vale la pena ricordare che il popolo palestinese è sottoposto da anni ad un durissimo embargo. Tantissimi palestinesi devono camminare a lungo per fare poche ore di lavoro, quindi le condizioni economiche dei paesi sono profondamente diverse. 

Questa ripresa della guerra è dovuta ad una sentenza della corte suprema di Israele che ha obbligato i Palestinesi residenti a Gerusalemme Est a lasciare le loro case. Queste erano state donate ai palestinesi dal governo della Giordania nel 1956, quando Gerusalemme Est era governata dalla monarchia Giordana. La legge israeliana prevede che tutti gli ebrei che hanno lasciato le loro case nel 1948 possono rientrarne in possesso, ma la stessa possibilità è vietata ai Palestinesi. Oggi assistiamo ancora a recrudescenze, infatti, proprio in questi giorni, sono stati sparati dei razzi verso il sud di Israele, con oltre 200 morti nella striscia di Gaza e molti feriti.

Ester Antinolfi, III C