Quarto Savona Quindici: storie di Capaci

“Al tempo delle stragi di Capaci e Via D’Amelio noi avevamo 17 anni, e ci siamo ritrovati a dover scegliere la strada giusta. Lo abbiamo fatto grazie alla scuola.” Con queste parole di gratitudine, l’avvocato Giampaolo Di Marco, ex alunno del nostro Istituto, ha introdotto la conferenza “Storie di Capaci”, che il Polo Liceale Mattioli ha avuto l’onore di ospitare nella giornata di venerdì 27 maggio.

Dopo i sentiti e commossi saluti e ringraziamenti della Dirigente scolastica, prof.ssa Maria Grazia Angelini, Di Marco ha replicato: “Questa è la mia scuola, questa è la nostra scuola” dimostrando affetto per i ragazzi del Polo liceale Mattioli, regalando loro un momento forte, di riflessione e di crescita. Si è quindi aperto, a seguito delle parole di saluto di Pasquale Morelli (Dirigente della sede locale dell’associazione nazionale forense), il tavolo di discussione. A quest’ultimo hanno preso parte Angelo Sicilia (co-autore del libro “Io, Felicia”), Vittorio Melone (Presidente dell’Ordine degli avvocati di Vasto), Giampaolo Di Marco (avvocato), ed Andrea Merlo (docente di diritto penale), personalità autorevoli che si impegnano quotidianamente, con il loro lavoro, a promuovere un mondo libero dalla” pestilenza dei nostri anni”, la mafia.

La conferenza è stata moderata dalla Dottoressa Lea Di Scipio, giornalista del nostro territorio, che ha aperto il dibattito invitando Angelo Sicilia a raccontare la propria esperienza. Egli è infatti stato co-autore del libro che narra la travagliata storia di Felicia Impastato, moglie di un esponente della mafia di Cinisi e madre di Peppino Impastato, ucciso da “cosa nostra” per il suo operato antimafia tramite “Radio Aut”.

È stato toccante ascoltare la sua testimonianza riguardo “Nonna Felicia”, e sentirla descrivere come una donna dall’animo forte, femminista in una società retrograda, lucida e ferma nelle proprie decisioni riguardo la sua famiglia, nonostante l’amore sbagliato per l’uomo sbagliato.

Questa donna, fiera e altera nella sua semplicità, decise di lottare per contrastare l’ignominia che la popolazione di Cinisi stava riservando alla memoria di suo figlio Peppino, ucciso in modo crudele ed ignobile dai mafiosi, ma creduto da tutti, autorità comprese, un terrorista. Ebbe il coraggio, in una Sicilia retriva e conservatrice, di fare i nomi degli assassini di suo figlio, lottando per la giustizia che le spettava, senza mai ricorrere alla violenza, nonostante temesse per la vita dell’altro figlio Giovanni. Dalla morte di Peppino in poi ha scelto di sfidare la mafia a viso aperto, lasciando sempre la “porta aperta” a tutti coloro che volevano ascoltare la sua storia e quella di suo figlio, specialmente i giovani. E alla fine, dopo lunghi anni, Felicia ottenne giustizia come aveva sperato dal primo momento: Gaetano Badalamenti, mafioso locale, venne condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio Impastato.

La discussione è poi proseguita con gli interventi, puntuali e coinvolgenti, degli altri partecipanti al tavolo di dibattito. Ognuno di loro ha condiviso la propria esperienza, più o meno diretta, con la mafia, invitando gli alunni delle classi quinte, fortunati spettatori, alla condanna dell’indifferenza, allo sviluppo dello spirito critico e alla presa di posizione.

Giampaolo Di Marco ha concluso dicendo: “Ai ragazzi va dato l’oculare adatto per riconoscere la mafia, nonostante il suo mutare forma e noi, seduti a questo tavolo, potremo dire di aver fatto un buon lavoro se anche uno solo di voi abbia preso consapevolezza di cosa sia l’indifferenza.” I ragazzi, grati dell’occasione offerta loro, hanno lasciato l’aula magna arricchiti da nuove consapevolezze, volenterosi di contribuire, in un futuro prossimo, alla costruzione di un mondo migliore.

Raffaella Pelliccia