Come diventai invisibile

Era mercoledì mattina, quando mi svegliai e andai in bagno a  prepararmi per andare a scuola.

Ero molto felice perché quel giorno avrei partecipato per la prima volta alle attività a classi aperte, ma le cose non andarono esattamente come avevo sperato.

Andai in cucina molto tranquilla, chiesi alla mamma cosa mi avrebbe preparato per merenda e lei mi rispose: Ma dove sei? Dai, fatti vedere!” Io le risposi che ero proprio lì, davanti ai suoi occhi, ma lei  non mi vedeva. Che cosa stava succedendo?

Scappai di corsa in bagno, ero… terrorizzata e non sapevo cosa fare. Mi guardai allo specchio ed ero veramente invisibile! Non era uno scherzo della mamma.

Allora pensai a cosa fosse successo; mi venne in mente che qualche giorno prima a papà, che è uno scienziato, era caduta una strana pozione sul gatto, che poi mi aveva dato una leccatina: forse era stata proprio quella a farmi diventare invisibile…

Poi pensai: “Ma se io sono diventata invisibile, perché il gatto no?” E rimasi con questo dubbio.

Quel giorno andai comunque a scuola: all’inizio pensavo che sarebbe stato divertente e che avrei potuto fare scherzi a mio fratello, ma con il trascorrere dei giorni la cosa non era più così eccitante, anzi,  iniziava a diventare triste e brutta, perché nessuno mi parlava.

Andai a chiedere al papà se aveva qualcosa per farmi tornare visibile e lui mi disse di sì, ma non era così facile da fare.

Lui conosceva una lumaca che aveva fatto diventare parlante e lei conosceva risposte ad ogni problema, ma per arrivare da lei avremmo dovuto trasformarci in lumache.

Io non sapevo che cosa fare, poi accettai questa folle  proposta. Papà mi disse che il giorno seguente saremmo dovuti partire per questa pazza avventura.

E il giorno dopo, come stabilito, diventammo lumache e partimmo.

In realtà il viaggio non era lungo, ma  essendo  lumache sembrava eterno. Dopo tanto, anzi, tantissimo tempo, arrivammo al luogo prestabilito e solo lì mi venne in mente di chiedere a papà perché non ci eravamo siamo trasformati lì, invece di fare tutta la strada come lumache, che era stata molto più lunga e faticosa.  Papà mi disse: “Sì, in effetti hai ragione, non ci avevo pensato… è che ero troppo eccitato per il fatto che saremmo diventati lumache.”    

Arrivati al paese delle lumache, cercammo la lumaca parlante e, finalmente, dopo qualche ora la trovammo. Era dentro il tronco di un albero a meditare, almeno credo, o forse stava solo dormendo: era possibile, visto che era una lumaca molto molto anziana.

Il papà si avvicinò e le chiese un rimedio per farmi tornare visibile, lei disse che conosceva un fiore il cui  polline mi avrebbe fatto tornare visibile, però questo fiore non cresceva qui da noi. Io intervenni, dicendo che avrei fatto il giro di tutto il mondo, pur di non essere più invisibile.

La lumaca anziana disse: “Allora puoi partire. Devi scendere fino a valle, poi troverai un gufo che ha una scorta di quel polline e mischiato con la resina di pino darà uno sciroppo che potrai bere, così tornerai visibile. Quando arriverai dal gufo, digli che ti mando io, la lumaca Memoria, perché anche lui, come me, è anziano ed è molto diffidente, quindi devi essere  premurosa”.

Io le risposi: “Grazie per i consigli, Memoria”.

Quella notte mi riposai con le lumache e il giorno dopo partimmo.

Arrivati dal gufo, gli chiedemmo di darci un po’ di polline della sua grande scorta e gli dicemmo che ci aveva mandato la lumaca Memoria. 

Egli disse che ce l’avrebbe dato molto volentieri e così passammo la notte dal gufo, poi ci offrì un passaggio in volo: noi avevamo un po’ di paura, però accettammo ugualmente e rientrammo velocemente a casa.

Poi mescolammo il polline con la resina, bevvi la pozione magica e finalmente ritornai visibile.

Alla fine dell’avventura io e mio papà tornammo alla nostra solita vita.     

Passarono anni e io capii che è più bello farsi vedere invece che essere invisibili.

Quindi, se vi dovesse capitare una simile avventura, vi consiglio di tornare il prima possibile visibili: non fate lo stesso sbaglio che ho commesso io!

Chiara Zampese, I D Marconi