Storie di migrazione: Maria Concetta Muratore

Martina: Come ti chiami?

Nonna Maria: Maria Concetta Muratore

Qual è la tua città natale?

Sono nata in un paesino della Calabria, in provincia di Catanzaro, Sambiase, attualmente Lamezia Terme.

Dove vivi attualmente?

Vivo a Biella.

Qual è la tua data di nascita?

Sono nata il 14 agosto 1957.

Dov’è il primo posto in cui sei emigrata? Quanti anni avevi?

Avevo dodici mesi quando con i miei genitori, mio fratello e mia sorella siamo emigrati in Francia, a Lione.

Perché siete andati via dal vostro paese?

Perché c’era mancanza di lavoro. A Lione mio padre ha avuto la possibilità di lavorare e mantenere la famiglia facendo il muratore. Dopo due anni è nata mia sorella Franca e intanto avevamo un tenore di vita normale.

Cosa facevate in Francia?

Mia mamma era casalinga e intanto, mentre crescevamo, la facevamo disperare facendone di tutti i colori. Mio padre faceva sempre il muratore.

Dopo quanto siete andati via? 

Siamo stati a Lione per cinque anni. Quando siamo partiti, nel 1963, mia mamma aspettava la quinta figlia: Caterina.

Perché siete tornati in Italia?

Mio zio, nonostante mio padre avesse un buon lavoro, gli aveva promesso di trovargli un posto, cosa che però non ha mai fatto. 

Dove siete andati?

Siamo ritornati al nostro paese in Calabria.

Cosa è successo una volta tornati in Calabria?

Il posto di lavoro promesso a mio padre non c’era più e così lui, ormai disoccupato, quando lo chiamavano andava a lavorare, a volte anche non pagato. Io, invece, ho cominciato le elementari, però con il problema di non sapere la lingua italiana, perché sapevo parlare solo in francese. La scuola generalmente andava bene, a parte nelle ore di italiano, perché le lingue che sapevo parlare erano solo due: il dialetto calabrese e il francese.

Cosa avete fatto per migliorare la vostra situazione economica?

Visto che la nostra famiglia ha avuto problemi per mancanza di soldi, mio padre è emigrato a Sanremo da sua sorella per cercare lavoro; rimase lì per circa due mesi, intanto noi in Calabria mangiavamo sempre due volte al giorno pasta e patate. Non avendo trovato lavoro, papà è tornato a casa, ma finalmente grazie a un amico, qualche tempo dopo, siamo venuti a Biella: io, mio fratello, mia sorella e mio papà.

Cosa avete fatto?

Quando siamo arrivati a Torino, abbiamo preso il treno che ci ha portati a Biella e siamo andati ad abitare al Piazzo, in una casetta. Mio padre faceva il muratore con mio fratello, successivamente mio padre è andato a lavorare alla ditta Coca Cola, mia sorella lavorava in una filatura e io facevo la casalinga, avendo comunque dodici anni.  Dopo due mesi, visto che noi non ce la facevamo più, mio padre ha lasciato da soli me e i miei fratelli qui a Biella ed è andato in Calabria a prendere mia mamma e le mie sorelle.

Cosa è successo quando è arrivata tua mamma?

Sono andata a lavorare con mia sorella maggiore in filatura per mantenere la famiglia. Ricordo ancora che quando veniva l’ispettorato del lavoro, il padrone ci nascondeva dietro un armadio.

Come vi hanno accolti?

Ci insultavano chiamandoci “terroni puzzolenti”. All’inizio non trovavamo la casa perché i settentrionali non affittavano le case ai meridionali. In alcune case c’erano i cartelli con scritto sopra: NON SI AFFITTA AI MERIDIONALI. Fortunatamente avevamo un amico che ci ha affittato una casa.

Com’è andata successivamente?

Abbiamo iniziato a lavorare tutti e abbiamo recuperato il tenore di vita che avevamo in Francia. Siamo rimaste a Biella e abbiamo trovato marito, mettendo su famiglia.

Martina Ghelfi, III D Marconi