Ecco la vita da studente simpaticamente raccontata da un alunno del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate Quadriennale, del Secondo Istituto di Istruzione Superiore “A. Ruiz” di Augusta, Daniele Gaeta. Daniele, ironizzandoci un po’ su, abbozza un confronto tra il sistema scolastico italiano e quello di altri stati, europei e non.
Vita di uno scolaro medio in Italia: andare a scuola, passare sette ore di fila senza contare le ricreazioni, essere interrogati in due o più materie (in quelle settimane nelle quali le ore di sonno raggiungono il massimo splendore di ben tre ore e mezza), ascoltare le spiegazioni nell’agonia più totale, fare lo zaino ma ricordarsi che dopo il suono della campanella ci sono i diciassette rientri, le ventiquattro interrogazioni del giorno dopo e i trentasette compiti da fare per casa: insomma una vera tarantella da ballare in un angolo del corridoio assieme all’ennesimo esaurimento nervoso. Poi tralasciamo gli impegni al di fuori della scuola, altrimenti viene da piangere e l’ansia del voto si manifesta sempre più insistentemente. C’è da dire però che gli scolari italiani sanno fare delle iperboli enormi con una certa arte, quella che manca in disegno tecnico. Vedete però con che maestria riescono a farle (e senza aiuto di curvilinea). Insomma, è abbastanza noto a tutti che gli alunni un pizzichino esagerano e, misurando anche la voglia di fare, il tutto si riduce ad un dramma. Si finisce con lo studiare più di ogni altra cosa e poi quello che resta alla fine è più o meno frammentario. “Manco tutto il tempo che ci si perde”, verrebbe da pensare. Riflettendoci, però, nonostante quella volontà di approcciarsi allo studio, ammettiamolo, a volte sia carente, sappiamo fare sempre di più rispetto agli Stati Uniti, alla Grecia, alla Germania o quel che sia. Questo perché? Perché l’Italia ama tanto, stravede, si infatua, non appena le passa davanti, una bella cosa chiamata “cultura generale”, e guai se le nega il saluto. Ama ogni singola parte di lei, le sue pupille si dilatano dinanzi a una Lucia Mondella con le calze vermiglio il giorno del suo matrimonio, al perché Charles Darwin non pubblicò “L’ Origine delle Specie” non appena scoprì come funzionava l’evoluzione, allo stiacciato e ai misteri celati dentro “L’Ultima Cena” di Leonardo. Se andassimo a chiedere ad un portoghese “Quanti abitanti ha l’India?” ci manderebbe a calci in… sapete come continua il detto. Quindi mentre l’Italia è alle prese con un dilemma che consiste su quanti peli sul di dietro aveva Dante Alighieri, America&Co. si approcciano ad uno studio più settoriale, si preparano quelle quattro materie e vivono più in pace di noi. È ovvio però questo: sostenere un chilo è facile, ma tenerne quaranta come se, non appena un grammo scivola, ti morisse un familiare, questo sì che è pesante. Ma parliamo anche del tempo libero: l’Italia cresce tanti piccoli Leopardi in cattività avignonese; altro che studio matto e disperatissimo, studio folle e megalomane. Tutto questo contando i progetti, le ore di alternanza, i PON ed altri rientri vari. Casa e scuola diventano le uniche due mete in certi periodi scolastici e il ritmo febbrile da dover sostenere a causa di questi, a mio parere, è la risposta al perché gli studenti italiani hanno più ansia che cellule in corpo. Trascorrere pomeriggi in questo modo fa crescere anche le aspettative ed ecco che nasce pure la paura del voto. Ma i Francesi hanno una soluzione. Se concentrassimo le attività extrascolastiche in periodi dell’anno dove la scuola è finita come i nostri vicini (tanto amati nel calcio e non solo), i pomeriggi si alleggerirebbero decisamente ed un piccolo problema sarebbe risolto. Però ne nasce un altro: nei mesi estivi come si può pensare di fare queste attività nel bel mezzo del caldo? E io ho due idee. La prima: così come si va al mare o al centro commerciale si possono anche svolgere queste attività. Seconda: si potrebbe optare per degli incontri a distanza, a cui ormai siamo abbastanza avvezzi. In questo modo ognuno si godrebbe la sua bella aria condizionata, non si sa mai se ad uscire dovessimo prendere un’insolazione, causata più dalla suggestione che dal sole. C’è anche da dire che forse ci sarebbe bisogno di una leggera scrematura dei programmi mattutini. Lo dico a malincuore perché sono un tipo che ha sempre voglia di sapere e guai a chi me lo vieta, però ridurre un po’ gli argomenti sarebbe un gran passo. Non dico di eliminare completamente certe parti del programma scolastico, ma di renderle un po’ più sintetiche. Del resto, chi poi ha l’interesse le cose se le cerca da solo per approfondirle: chi vuole rimanere ignorante lo rimane, chi vuole conoscere cerca. Sembra così di aver trovato una soluzione, per cui vorrei passare ad un altro capitolo. Perché, dopo tutto quello che abbiamo detto prima riguardo all’Italia, le università più prestigiose si trovano all’estero? Un motivo secondo me è la disponibilità economica. Ad esempio non possiamo paragonare l’America, potenza economica mondiale, all’Italia, certo che disporre di più soldi significa avere più opportunità. Questa forse è la causa diretta della seconda motivazione, che è la fuga dei cervelli. Tanti sono quelli che vanno all’estero per studiare in queste università rinomate. Adesso, prima di concludere, volevo ragionare su una cosa: se è vero che ci ammazziamo intere giornate a studiare molto più degli altri, com’è possibile che ad emergere siano proprio questi? Le risposte per me sono due. Una consiste nel fatto che secondo me in Italia le istituzioni poco pensano all’istruzione. All’estero certe scuole sembrano città, posti accoglienti, che ti spronano ad andare avanti. In Italia una “putia” è ridotta meglio della scuola, con le mura fatiscenti e i pavimenti rotti (in piccola parte ne sono una prova le nostre aule). Ma ritengo che la risposta più sensata sia una: l’eccessiva pigrizia. Siamo tutti bravi a dare idee e a teorizzare ma, al momento di mettere in pratica, ci tiriamo indietro, come se un cane ci stesse per mordere. Molto lungimiranti oserei dire. La lungimiranza degli altri invece sta nel realizzare, mettere in atto quello che si progetta. Questo, però, è un problema di mentalità, una soluzione generale non esiste, qui è individuale, sta a quella persona decidere se poltrire sul divano anche oggi.
Daniele Gaeta II QL