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Dalla desolazione alla speranza: il messaggio della 5F per la notte bianca del liceo classico

Di Francesco Repetto e Giovanni Porceddu, 1B

 

Durante la IX edizione della notte nazionale dei licei classici il Liceo D’Oria di Genova ha ospitato diversi spettacoli e approfondimenti sul tema della guerra, scelto come filone conduttore dell’evento. Nella seconda parte di serata la classe 5F ha letto delle poesie di Ungaretti e di Pasolini: “Sono una creatura”, “San Martino del Carso”, “Veglia”, “Fratelli”, “Soldati” e “La Resistenza e la sua luce”.

La classe ha voluto mettere in evidenza la desolazione della guerra raccontata dal poeta soldato e la speranza di una pace raccontata da Pasolini.

Ungaretti racconta in prima persona l’orrore della guerra sottolineandone la desolazione e il dolore, descritti nella poesia “San Martino del Carso”, in cui rappresenta un paesino abbandonato a causa della guerra e lo paragona al suo cuore, vuoto e straziato per la perdita dei compagni.

 
“Di queste case                                             
non è rimasto
che qualche
brandello di muro                                     
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato”     

Lo stile di Pasolini nel raccontare la guerra si differenzia molto da quello di Ungaretti. “La Resistenza e la sua luce” è contraddistinta da un tono speranzoso e da un verso ricorrente: “…ed era pura luce”. La luce di cui parla è la luce della liberazione, della pace. La luce sono i partigiani, nell’oscurità della guerra. La luce poi si trasforma in un’alba incerta, un’alba dopo una lunga notte, un faro per un popolo in balìa della tempesta che è la guerra, come recita un canto partigiano: “il sol dell’avvenir”. Sole che per Pasolini rappresenta la giustizia.  Nemmeno un poeta del suo calibro riesce a trovare le parole per descriverla e definirla, ma riesce solamente ad esternare il desiderio proprio e di tutti gli italiani di ritrovarla.

 
“…Quella luce era speranza di giustizia
non sapevo quale: la Giustizia.”

 

Dopo la lettura delle poesie la professoressa Raffaella Pansardi, che ha diretto e aiutato i ragazzi nell’organizzare l’esposizione, ci ha concesso una breve intervista.

 

“Quali sono i messaggi che vogliono trasmettere queste poesie?”

“Ungaretti è stato il poeta soldato e ha descritto la terribilità della guerra. Eppure, è riuscito a resistere alla violenza tramite la fratellanza. Il messaggio che ci vuole dare ancora oggi è quello di restare tutti uniti per la speranza.”

 

“Come possono essere sfruttati dalle nuove generazioni?”

“Queste poesie sono dei classici che vanno letti perché sono sempre attuali. Come scrive Calvino, i classici ci dicono sempre qualcosa di nuovo: ogni volta che li leggo ho delle sensazioni e ricevo dei messaggi nuovi.”

 

“I giovani di oggi percepiscono i fatti e i sentimenti descritti in queste poesie come vicini o lontani?”

“Queste poesie per i miei alunni sono belle e attuali anche perché questa scrittura è veramente vicina a noi, rispetto al complicato italiano di Dante e Petrarca e di tutti gli autori che hanno studiato prima di arrivare, in quinta, finalmente all’epoca moderna. I ragazzi hanno amato molto Ungaretti perché le sue poesie sono sempre nuove: ha la capacità di risemantizzare le parole e renderle di nuovo vitali.”

 

“Cosa si prova a trasmettere agli alunni questi insegnamenti e vedere una risposta del genere?”

“È una gioia incredibile vedere che ciò che ho amato passa nei miei ragazzi. Lo noto quando i loro occhi si illuminano. Anch’io frequentavo il D’Oria; ciò che la mia prof. Cesari mi ha insegnato lo riporto a loro rielaborandolo personalmente. Questo significa “tramandare con differenze” e questa tradizione è legata da un filo d’amore.”