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L’orrore della guerra e il desiderio di pace nelle poesie degli studenti del Liceo D’Oria.

 di Simone Zaccarini, 1B 

Il 5 Maggio  2023 presso il Liceo Classico A. D’Oria, si è tenuta la Notte Nazionale del Liceo classico durante la quale si è svolto anche  un concorso poetico.

Il concorso si è tenuto nell’aula utilizzata dalla 3B, al pianterreno. La classe era stata sistemata in modo da avere i banchi disposti in fila lungo le pareti e le poesie incorniciate erano appese ai muri. Tutte le poesie erano inerenti agli orrori della guerra.

Tra le venti poesie in gara, si evidenziava “Verrà un giorno” di Ginevra Venturi. In questo componimento l’autrice sposta l’attenzione sullo stato d’animo delle famiglie coinvolte in una guerra, in cui madri e padri non vogliono soltanto sognare la libertà per loro e per i loro figli, ma sognano un mondo senza il rumore delle bombe, senza la distruzione e la desolazione che queste portano. Infine l’autrice  auspica l’arrivo della pace che porterà prosperità sulle macerie e non più morte e lacrime, ma amore, speranza e libertà.

 Verrà un giorno

Come vorrebbero i bambini avere il pane

Come vorrebbero le madri poterli sfamare

Come vorrebbero i padri non dover loro asciugare le lacrime

Come vorrebbero la notte sognare la libertà.

Bramano un mondo silenzioso,

Senza ceneri e detriti.

Verrà un giorno in cui una nuova luce 

Illuminerà le strade

E lì, sulle antiche macerie, cresceranno erba e fiori, 

prosperità.

Non più morte e lacrime, 

ma amore, speranza e libertà.

 

Tra tutte le poesie, colpisce l’attenzione anche “La guerra degli scacchi” di Elisa Schena.  Questa poesia parla della guerra attraverso il linguaggio degli scacchi. Nelle prime righe viene detto che se non ci fosse la pace, il mondo sarebbe un’enorme scacchiera abitata da impotenti pedine, in cui il genere umano vivrebbe sempre con l’ansia di un re in scacco.

Si  racconta poi come sarebbe il mondo senza la guerra:  la partita sarebbe in un perenne stallo, con il timore di una brusca mossa, dove nessun pedone sarebbe forzato dal re ad avanzare con la paura di ritrovarsi un arrocco alle spalle. Infine l’autrice conclude con una riflessione nella quale afferma che se ci fosse la pace, la scacchiera sarebbe abitata da pedine coscienti delle proprie mosse, munite di consapevolezza della partita.

 La guerra degli scacchi

Se non ci fosse la pace

Il mondo sarebbe una grande

scacchiera popolata da inermi pedine

Se non ci fosse la pace

l’umanità vivrebbe la struggente tensione 

di un re in scacco

Se non ci fosse la guerra 

la partita sarebbe in stallo

segnata dalla paura di una mossa repentina

Se non ci fosse la guerra

nessun pedone sarebbe costretto ad avanzare

temendo un arrocco alle proprie spalle

Se ci fosse la pace 

la scacchiera sarebbe popolata da consapevoli

pedine armate di cognizione della partita.