L’ARTE DI SAPER SOGNARE.

Capita spesso di ritrovarsi immersi in mondi diversi dal nostro.

Spesso mi ritrovo a sguazzare nel cioccolato dolce che produce l’arte del sognare ad occhi aperti, rimanendo sospesi tra realtà e fantasia. Tra tristezza e gioia.

C’è chi si rifugia nelle proprie fantasie per fuggire dalla monotonia che lo circonda preferendo, quindi, cibarsi dell’immaginazione e, chi, invece per tessere il proprio destino, disegnandolo con cura e con un pizzico di precisione.

In questi due anni che ci hanno inchiodati in casa a causa di un nemico assai pericoloso e più potente di noi, ho compreso quanto sia incerta la vita e imprevedibile al tempo stesso.

“Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni” per dirla alla Shakespeare ed io in questa citazione leggo una grande verità.

La vita è una nave che ondeggia lentamente sull’infinito blu, lasciando entrare dai suoi oblò piacere, freschezza, tranquillità, ma basta una soffiata di vento, brusca e fastidiosa e la nave rapidamente cambia rotta, indirizzandosi sulla strada sbagliata. E basta poco per ripiombare tra le strade grigie della routine frastornata da una gran confusione di voci.

Io faccio parte della categoria di coloro per i quali ogni scusa è buona per sfuggire alla quotidianità che mi circonda e prendere una boccata d’aria nei verdi prati dei sogni. Sempre, anche nei momenti nei quali si dovrebbe stare con la mente ancorata alla realtà presente, mi nutro dei miei sogni. Per me essi rappresentano e rappresenteranno lo zucchero filato. Sono soffici, morbidi e soprattutto posso scegliere il colore più adatto a me.

Può capitare, però, che si è così presi dai sogni che ci si scorda di vivere e quando ciò su cui abbiamo fantasticato non si realizza, una forte delusione incombe nel nostro cuore. Bisogna volare tra i sogni ma senza scordare che la realtà non sempre si modella così come l’abbiamo sognata.

Quando osservo il mantello blu del cielo notturno, popolato di infiniti piccoli puntini, mi capita di pensare al mio futuro, di voler scrutare ciò che ha da dirmi la mia sfera di cristallo. Così chiudo i miei occhi e quando li riapro provo ad immaginare che quelle piccole lucciole si uniscano a disegnare un’ipotetica scena del mio domani. E restando agganciata il più a lungo possibile a quei momenti mi faccio scaldare dal colore della speranza, l’unica arma a nostra disposizione per non annegare nei dubbi tormentosi. Sperare che la luce che illumina i miei occhi, quando immagino di correre spensierata in un campo di girasoli, non si offuschi mai.

Vorrei vivere la vita lasciandomi abbagliare dalla mia luce. E penso che ciò che mi serve per prepararmi adeguatamente al domani sia un bagaglio che tutti noi possediamo ma che a volte non tiriamo fuori per paura.

Il coraggio.

Il coraggio di sfidare ciò che minaccia di non farci raggiungere la cima della montagna, il paradiso dopo l’inferno.

Il coraggio di osare anche rischiando.

E poi sognare, sognare e ancora sognare. Perché non c’è cosa più bella del potere dell’immaginazione che guarisce le anime sopraffate dal dolore e dai pensieri negativi.

Perché tutti, un giorno, vorremmo osservare in un museo di quadri affascinanti e ricchi di significato, il nostro, dipinto dai sogni e dai sorrisi che li hanno accompagnati.

Tutti vorremmo fermarci dinanzi ad esso e leggere con orgoglio l’etichetta che dà un nome, un’identità ad esso.

Mi risuonano in testa i versi di una bellissima poesia che una volta letta è entrata a far parte di me:

“Sogna come solo un bambino sa fare.

Sogna fortemente ma anche lievemente.

Sogna da togliere il fiato.

Sogna come fosse reato.

Sogna e non ti fermare.

Nessuno ti avvisa se il tuo tempo finisce.

Se la clessidra svanisce”

(Rokia The Truth Untold)

In conclusione, io sognerò anche quando sarà vietato, perché l’uomo in fondo vive anche grazie ai miei sogni.                                                       

 

                                                                                                Vittoria Veca 1QL