“Io capitano”: il regista parla a Genova con i ragazzi

Dopo la visione del film, Matteo Garrone si è trattenuto a rispondere alle domande riguardo al suo ultimo lavoro

Di Agnese Campus, 5D

Il giorno 5 ottobre 2023, presso il cinema Corallo di Genova, diverse scuole hanno assistito alla proiezione del film “Io capitano” e hanno potuto incontrare il regista Matteo Garrone, che si è reso disponibile per rispondere alle domande dei ragazzi presenti in sala.

Il film in questione è stato disponibile nei cinema dal 7 settembre di quest’anno e ha vinto il Leone d’argento per la regia al festival del cinema di Venezia.

Il protagonista è un ragazzo del Senegal che, con suo cugino, scappa di casa e intraprende il viaggio lungo e disperato verso l’Europa. Una terra che sembra perfetta secondo l’immagine irrealistica che se ne sono fatti i due giovani e che è molto difficile da raggiungere. Devono attraversare il deserto, prima stipati nel cassone di un fuoristrada, poi a piedi. Vedono persone morire ed essere lasciate indietro. Vengono separati, il protagonista, Seydou, viene torturato e poi venduto come muratore.

Il ragazzo ha la fortuna di incontrare un uomo che si prende cura di lui e un padrone che decide di lasciarli andare. Così arriva a Tunisi e lavora mentre cerca suo cugino, senza il quale non vuole andare in Italia. Quando i due finalmente si ritrovano, ma le condizioni di salute del cugino sono pessime. È appena scappato dalla prigione dove era rinchiuso, ma gli hanno sparato a una gamba. Ormai senza soldi, sono costretti ad accettare di guidare la barca verso l’Italia per poter partire. Il viaggio in mare dura giorni e le persone a bordo si sentono male, ma alla fine Seydou riesce ad arrivare vicino alle coste italiane e, contro molte aspettative, nessuna delle persone a bordo muore. Il film si conclude con l’immagine del protagonista che grida all’elicottero di soccorso che sono tutti salvi grazie a lui, il capitano.

Il film è crudo ed emozionante. Raccolta con grande realismo la vicenda e i sentimenti dei protagonisti arrivano dritti al cuore. Molto particolare è la scelta di aver lasciato i dialoghi in lingua originale, sottotitolati. Il regista, quella sera, ha spiegato che in questo modo la storia sembrava più autentica, mentre con il doppiaggio aveva meno impatto. Infatti l’obbiettivo del film era avvicinare il più possibile il pubblico ai protagonisti e mettere in luce un aspetto dei viaggi che spesso non vediamo raccontato.

Per rispondere a una delle domande, Matteo Garrone dice che ogni film è un viaggio e questo è stato un viaggio in una cultura non sua, con mille paure e insicurezze legate a ciò. Dice anche che ha avuto il timore di strumentalizzare le storie dei migranti e non saper trattare al meglio il tema, con la giusta profondità e immedesimazione.

Verso la fine della serata qualcuno ha chiesto se le storie raccontate nel film fossero reali o quantomeno realistiche. Il regista ha spiegato che la pellicola è frutto della fusione di molte storie che lui stesso ha ascoltato, ma purtroppo di solito la realtà è peggio di quello che è stato rappresentato e alcuni racconti erano così atroci che, messi in scena, sarebbero stati inverosimili.

Sicuramente il film ha meritato il successo che ha avuto. Il messaggio che manda non è politico, ma comunque di forte impatto, attuale e trattato con i giusti mezzi. Nonostante la critica positiva, sconsiglio a un pubblico sensibile o eccessivamente giovane di vederlo, alcune scene sono molto crude ed emozionanti. Auguro invece buona visione a tutti gli altri!