A G (e allora sentii che tu eri la mia fiaba…)

 

Ti guardavo con tanta indifferenza per tanto tempo,
parlavo con te come con tutti;
eri un essere normale.
Ma un giorno mi chiesero se mi piacevi,
e mi resi conto che t’amavo!
E ti guardai intensamente…
Ero un bambino ed ero stupito dalla parola amore,
ero solo curioso, non sapevo niente a riguardo!
Ma tante fiabe avevo udito,
tanti vissero felici e contenti:
e allora sentii che tu eri la mia fiaba;
incrociarti era intersecare i sogni.
E stetti anni a guardarti e a vivere nel mio mondo fatato;
ma eravamo solo bambini
e tu principessa in un mondo incantato,
scappavi dal lupo che ti adocchiava avido.
Avevi paura dei sogni degli altri.
I sogni dei bambini combattono fra di loro per la sopravvivenza:
è così che si diventa grandi, piangendo sopra i sogni persi e quelli spezzati,
e si perde la voglia di sognare e si vive nella mediocrità del presente.
E colmo di rimorso ti dico:
ero solo un bambino speciale e tu non lo potevi sapere…
Damiano Cassibba 5B liceo scientifico-ISTITUTO “Giosuè Carducci” Comiso (RG)