Una nuova vita per la Colonia di Renesso

Di Agata Reggiardo, 1D

 

I luoghi abbandonati sono spazi costruiti, vissuti e successivamente dimenticati dagli uomini. Sono nascosti alla vista di chi passa, spesso rappresentano un dominio di totale disinteresse, sono diventati un componente della natura, che, libera, penetra tra i vetri frantumati e attraverso le fessure dei muri. 

All’interno del Comune di Savignone ci sono almeno due casi che rientrano in questa categoria, le colonie montane di Renesso e Montemaggio, entrambe strutture di epoca fascista che ospitavano giovani italiane genovesi. Tuttavia, grazie all’interesse dell’attuale amministrazione comunale, la Colonia di Renesso potrebbe avere una nuova vita. 

La Colonia di Renesso è stata costruita nel 1933 e lo stile utilizzato dall’architetto Camillo Nardi Greco aderisce al “razionalismo italiano”, che segue i principi del funzionalismo e sviluppatosi in Italia, durante il periodo tra gli anni ‘20 e ‘30. Infatti all’ingresso, sul pavimento a mosaico, è riportata la data di edificazione, espressa in anni dell’era fascista.

La colonia ospitava le “giovani italiane”, ragazzine dai 13 ai 18 anni, durante il periodo estivo, poiché costruita in un territorio ritenuto salubre. Le loro giornate erano rigidamente strutturate, con una funzione educativa di propaganda.

Il giorno 12 marzo 2024 sono stata ricevuta presso la sala consiliare del Comune di Savignone dal sindaco Mauro Tamagno e dall’assessore Daniela Gardella, che si sono prestati in maniera molto disponibile a rispondere alle mie domande. Conclusa l’intervista mi hanno permesso di fare un sopralluogo del sito. 

Quale è il motivo per cui sono state costruite due colonie in posizioni così ravvicinate?

Probabilmente il motivo principale è il luogo, il regime fascista valorizzava l’attività all’aria aperta. Per una costruzione di questo tipo c’era bisogno di molto spazio aperto e di terreno libero per edificare, assente a Genova a causa della sua conformazione. Inoltre Savignone non era molto lontano dalla città, era raggiungibile. Ovviamente c’era l’intenzione di coinvolgere più bambini e ragazzi possibile, anche perché il regime fascista incentivava le famiglie numerose, per aumentare la forza giovanile della nazione. Di conseguenza probabilmente hanno costruito due colonie anche perché c’era molta utenza, coinvolgendo ragazzi da tutta la provincia.

A seguito del decadimento del regime, le colonie hanno subito lo stesso destino di abbandono e oblio oppure sono state utilizzate anche nel dopoguerra?

Non sono state subito abbandonate, ma per alcuni decenni sono state utilizzate anche nel dopoguerra. La Colonia montana di Montemaggio è diventata luogo di soggiorno e villeggiatura per i figli dei dipendenti della ditta Ansaldo, un’azienda meccanica genovese, che inizialmente l’aveva acquistata e successivamente l’ha ceduta al Comune. Quella di Renesso, invece, ha costituito per molti anni la base per eventi e riunioni dei gruppi scout, attività che si sono protratte fino a tutti gli anni ‘90. Nel maggio del 2008, inoltre, la colonia montana di Renesso è stata selezionata per fare da sfondo all’evento “Lezioni di paesaggio”. Durante queste giornate diversi incontri, mostre e installazioni temporanee sono state organizzate dall’associazione culturale “Plug_in-laboratorio di architettura e arti multimediali” in collaborazione con il Comune di Savignone. L’iniziativa fa parte del progetto “Cantiere Sperimentale di Cultura Contemporanea”, che prevede la riqualificazione architettonica e culturale dell’edificio, con la finalità di trasformare la colonia in un centro di cultura contemporanea dedicato alle arti visive. L’obiettivo di queste giornate era quello di innescare la diffusione di una cultura condivisa, la conoscenza adeguata del paesaggio per instaurare una nuova e diversa relazione con esso. Inoltre la colonia è circondata da un ampio e spazioso parco, che è stato utilizzato in modi differenti anche negli ultimi anni. Per esempio recentemente hanno avuto luogo addestramenti di cani molecolari, campi estivi e battesimi.

In che stato si trova la Colonia montana di Renesso in questo momento?

Attualmente la colonia al suo interno conserva l’assetto originario, ma purtroppo ha subito danneggiamenti dovuti all’abbandono, gli atti dei vandali e la mancata manutenzione. 

Anche il parco che circonda l’edificio è rilevante dal punto di vista artistico e storico, poiché rappresentava un elemento funzionale alle attività svolte presso la colonia estiva. Comparando la situazione attuale con le foto e cartoline dell’epoca si può notare la differenza di vegetazione: in origine c’era un viale alberato che permetteva di raggiungere il piazzale, circondato da prati, mentre oggi il bosco ha preso piede.  

Attualmente ci sono progetti in corso per la riqualificazione delle colonie?

Bisogna considerare che le Colonie montane di Renesso e Montemaggio sono edifici che hanno un valore storico e che, però, sono inutilizzati, poiché hanno degli spazi giganteschi su cui è difficile intervenire, sia in termini economici, sia a causa dei vincoli della Soprintendenza, dato che le colonie sono state individuate come patrimonio culturale dello Stato italiano. E’ per questo che come amministrazione comunale ci siamo soffermati maggiormente sulla foresteria, un piccolo edificio nel parco circostante alla colonia, dentro cui c’erano alcuni locali di servizio. 

La foresteria è meno rilevante dal punto di vista architettonico, ma, essendo uno spazio più piccolo, si è potuto intervenire con 360 mila euro, costi nettamente minori rispetto a quelli che servirebbero per la colonia. L’obiettivo è quindi quello di passare dalla ristrutturazione e sistemazione della foresteria, alla possibilità di poter intervenire anche sulla colonia. Il progetto prevede la trasformazione delle due camerate e della grande cucina presenti adesso in sei camere con bagno e una cucina, quindi un insieme di camere da affittare, con sistemi tecnologici innovativi e un gestore telefonico attraverso il quale prenotarle. L’inaugurazione dovrebbe essere prevista per il 25 maggio. 

Ci sono anche stati diversi progetti in passato, purtroppo mai realizzati.

Ne è l’esempio il progetto “La Qualità dell’Abitare”, un piano ministeriale guidato dalla Città metropolitana di Genova, che ha offerto 15 milioni di euro alla Valle Scrivia, suddivisi su tutti e nove i comuni. Eravamo entrati in graduatoria per ricevere 2 milioni e 800 mila euro, che ci avrebbero permesso di sistemare tutta la parte esterna del parco e metà pian terreno. Purtroppo, successivamente, rimanendo comunque in graduatoria, hanno deciso di utilizzarlo per qualcosa di diverso da quello che era la nostra idea, cambiando le modalità in edificazione di case e appartamenti, che chiaramente non possono essere costruiti in questo tipo di edificio.