Esplorare nuovi mari, conoscere e lottare

Mille voci, tutti hanno opinioni diverse e non esitano a renderle pubbliche ma nessuno risponde a una semplice domanda: ”Cosa devono fare i giovani, gli eredi di tutto ciò a cui si dà inizio ?”

Don Luigi Ciotti ha dato la sua risposta, con passione e carisma, in un incontro a stretto contatto con i ragazzi.

di Martina Rosillo, 2d

Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, associazione da anni impegnata nella lotta contro le mafie e la promozione della giustizia sociale, ha incontrato noi studenti presso il Liceo King di Genova per un dialogo aperto e ricco di spunti di riflessione.

In questa occasione Don Ciotti  a differenza di altri incontri più istituzionali ha scelto di improntare la conversazione su un dialogo, facendolo partire dalle domande dei ragazzi, un metodo che ha permesso che la conversazione non toccasse argomenti troppo specifici e magari sconosciuti, che avrebbero fatto perdere in poco tempo l’attenzione di quel pubblico e di concentrarsi invece su ciò che è alla base di una associazione internazionale come Libera.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra Don Luigi Ciotti.

Infatti  sin dai primi momenti è riuscito a  catturare l’attenzione del suo pubblico anche grazie al suo carisma che ha sicuramente stupito. Insomma vedere una persona di 79 anni con così tanta passione, determinazione e voglia di fare che difficilmente si vede anche nei ragazzi più intraprendenti, si può dire abbia già creato un primo spunto di riflessione.

Ascoltando il suo discorso si è percepita l’umiltà di Don Ciotti che si è messo a nudo raccontando aneddoti di vita personale per trasmettere un semplice messaggio:

 

”Tutti possiamo essere eroi”.

 

Sì,  perché chi sono per noi gli eroi oggi? Forse,  sta crescendo sempre di più la convinzione che l’importanza di una persona sia direttamente proporzionale alla sua visibilità. Ma anche aiutare una sola persona può fare la differenza, aiutare non significa salvare o sconvolgere la vita di una persona, ma anche semplicemente strappare un sorriso a qualcuno che vede tutto nero. Bisogna considerare però che tutti,  ciascuno con le proprie possibilità,  possiamo dare un contributo: un medico, un ingegnere, un avvocato, un operaio, un insegnante.  Basta usare le proprie competenze in modo corretto e responsabile, ma  soprattutto imparare a conoscersi per trovare queste competenze, principalmente  attraverso momenti di solitudine o avvenimenti con cui la vita costringe a scontrarci, come tiene a sottolineare Don Ciotti.

Lui ne è un esempio luminoso, ha raccontato di quando a 17 anni ha interagito con un senza fissa dimora, solo, rannicchiato su una panchina,  che ha stuzzicato la sua curiosità, da questa persona nonostante la sua insistenza  non ha ricevuto risposta per 12 giorni, ma non si è arreso e ci è riuscito. Da quell’incontro ha capito che la sua vocazione, che era sempre stata lì,  latente, era quella di creare qualcosa che aiutasse i più deboli e con il suo carisma coinvolgerne altri con il suo stesso nobile obiettivo.

Questo non significa che tutti dobbiamo avvicinarci fisicamente ai più fragili,  anche per il semplice fatto che non tutti siamo portati per questo, ma quello di Don Ciotti è un invito per noi adolescenti a conoscere il mondo che ci circonda, a guardarlo con occhi puliti e pieni di speranza e non restare con la testa sotto la sabbia oppressi da persone che vedono tutto nero e irrecuperabile perché nel nostro paese anche solo pensare con la propria testa è un primo passo nella lotta contro la mafia e dare la possibilità ad altre persone di farlo è l’arma più potente che possa esistere  in questa lotta.