Antonio e Giuseppe: i fratelli buoni.
In racconto, in tempo di pandemia, di un esempio solidale.
di Diego Mirabello III F
Oggi 4 marzo 2020 il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha firmato un DPCM con misure riguardanti il contrasto e il contenimento sull’interno territorio nazionale del diffondersi del coronavirus con il quale dichiara la chiusura delle attività pubbliche.
Antonio e Giuseppe, due fratelli chef napoletani, sono costretti a chiudere il ristorante. “Madonna mia Antò e mo comm’ facimm’?” dice Giuseppe. “Avimma fa coccos!”
I due fratelli decidono di non restare con le mani in mano.
“E che cosa? Giusè o’ frat’… e che putimm’ fa’? Ciamma sta a’ casa,
nunn’ e’ sient’ e telegiornali? ”
“E proprio pecché sento i telegiornali, je dico c’amma’ fa’ coccos’!”
Dopo varie discussioni i due fratelli arrivano a una conclusione: mettere a servizio quello che sanno fare più di ogni altra cosa, cucinare.
Infatti i due fratelli decidono di riaprire la loro cucina per preparare pasti caldi per i senzatetto della zona. Coinvolgono anche dei loro amici che si prestano a consegnare, con le loro auto, pasti alla stazione. I due, vedendo che questa iniziativa è cosa buona, decidono di ampliarla anche alle persone bisognose del quartiere. A loro si uniscono altri giovani, pronti a consegnare spese a domicilio o semplicemente a far compagnia, sul pianerottolo, agli anziani soli.
Questa iniziativa non fa bene solo a chi la riceve ma soprattutto ai due fratelli.