La vita misteriosa delle anguille

Aristotele pensava che le anguille nascessero spontaneamente dai fondali fangosi dei fiumi. Questo concetto fu tramandato ed accettato per secoli fino all’Ottocento, quando la nascente biologia iniziò ad interessarsi a questo pesce. Ci si rese subito conto che si trattava di una specie piuttosto enigmatica, tanto da indurre il famoso biologo tedesco Max Schultze a dire sul letto di morte “Tutte le questioni importanti sono state risolte, eccezion fatta per quella dell’anguilla”. Il problema era che le anguille non erano mai state viste accoppiarsi o partorire, né erano stati mai visti individui giovanili. La questione era resa ancora più enigmatica dal fatto che gli anatomisti dell’epoca non erano stati capaci di trovare organi sessuali nelle anguille che avevano dissezionato.

Dopo un secolo e mezzo di ricerche è ora ben noto come le anguille si riproducono. Si tratta di pesci di acqua dolce che, raggiunta la maturità, migrano in mare per riprodursi, in modo esattamente opposto a quello dei salmoni. Tuttavia ancora oggi non è mai stato possibile osservarne l’accoppiamento né in mare né in laboratorio. Le anguille non sono allevabili, il che rappresenta un problema poiché si tratta ormai di una specie criticamente sottorappresentata. La pesca delle anguille ha una lunga tradizione. Anche se non viene più consumata così tanto quanto a fine Ottocento, quando rappresentava un terzo di tutta la pesca fluviale in Europa, l’anguilla è ancora apprezzata: il Larousse Gastronomique, la Bibbia della cucina francese, comprende ancora 45 modi di cucinarla.

A cominciare dagli anni Ottanta, la quantità di anguille nelle acque europee è progressivamente diminuita. Per trent’anni il loro numero è calato di circa il 15% ogni anno; nel 2010 il numero complessivo delle anguille europee è stato valutato all’1% dei livelli storici. Quale la causa di una diminuzione così drastica? Probabilmente non si tratta di un effetto della pesca eccessiva poiché il consumo è limitato; si pensa invece che gli impianti idroelettrici e l’inquinamento possano essere responsabili. Qualunque siano le cause, l’anguilla europea è ora considerata una specie prossima all’estinzione: sono stati introdotti limiti alla quantità pescabile ed e in alcuni paesi ne è stata del tutto vietata la pesca. Da quando queste misure sono state adottate la situazione è migliorata e il numero di anguille adulte è un po’ aumentato. Le giovani anguille catturate al loro arrivo e fatte crescere in allevamento rappresentano ormai i due terzi di tutto il consumo europeo.

Ottavia Cavazza III H