Giornata della memoria: Testimonianza sopravvissuti

Questa è la testimonianza di due sopravvissuti al campo di sterminio di Auschwitz, chiamati Shlomo Venezia e Luigi Fagi.

“Fummo arrestati una mattina presto e caricati su un grosso vagone di un treno merci ci furono dati viveri in quantità insufficiente e per tutta la durata del viaggio ci furono molti bombardamenti aerei.

Arrivati ad Auschwitz ci tolsero: vestiti, valigie ed oggetti personali. Nelle baracche si dormiva su pagliericci che erano stesi sui bancali a tre piani, il vitto giornaliero consisteva in caffè senza zucchero al mattino e un litro di zuppa di rape e, alla sera, 300 grammi di pane e surrogato di caffè. Di giorno alcuni prigionieri lavoravano al sonder kommando altri all’arbeits kommando: il sonder kommando consisteva nel trasportare i selezionati alle camere a gas, gassarli, sgombrare le camere a gas, successivamente bruciare i cadaveri nei forni e trasportarne le ceneri, il tutto essendo consapevoli che prima o poi quella sarebbe stata la propria fine.  L’arbeits kommando consisteva in un altro tipo di lavoro forzato: attività di vario genere, costruzione di baracche, torture, lavori di vario genere ecc.

Dopo alcune settimane, ci trasferirono in 3000 a Mauthausen dove rimanemmo per altri 3 mesi poi in un altro campo ancora, dove rimanemmo per un po’. Poi, un giorno verso le ore 12 comparve una staffetta degli alleati. La voce si sparse, accorremmo tutti fuori dai reticolati, l’alta tensione era stata staccata, tutti correvamo sia sani, che ammalati. Fu un momento di grande commozione: i volti di tutti erano rigati di lacrime; e mentre le voci si levavano in coro a cantare gli inni della resistenza di tutta Europa ci stringemmo in un abbraccio fraterno. Ormai il campo era in mano nostra e degli alleati. Finalmente eravamo in Italia. Eravamo liberi. Col passare degli anni siamo tornati alla vita normale, mettemmo su famiglia, ma dentro di noi abita sempre la morte. Soltanto nel 1990 trovammo il coraggio di parlare con gli altri della tragedia dei lager di sterminio, neppure ai nostri figli era stato raccontato nulla da parte nostra. Ma oggi tutti devono sapere e prima di morire dobbiamo far sapere tutto al maggior numero di persone, per ricordare e non dimenticare mai.”