L’isola perduta – Racconto

“Destinazione: Isola dell’Oblio!” esclamò Jack al microfono del suo jet mentre Luke preparava le provviste per il viaggio. L’Isola dell’Oblio di cui stava parlando Jack non era ancora stata vista da vicino da nessuno: è stata avvistata da molto lontano, alla grandezza di un puntino all’orizzonte, qualche anno fa da una barca che navigava nell’Oceano Pacifico. Un uomo che stava sull’ imbarcazione disse di aver visto con il suo cannocchiale un piccolo tratto di terra, probabilmente un’isola, che non era ancora stata scoperta, dato che sulle carte nautiche non figurava. Quindi, nel giro di pochi giorni, decine e decine di giornalisti gli piombarono addosso per porre un sacco di domande sull’avvistamento di questo luogo remoto e misterioso; e poi migliaia di esploratori, incuriositi da quest’isola, lasciarono le loro basi di ricerca per dedicarsi completamente alla scoperta di questa terra sconosciuta, per essere i primi a trovarla.
Però nessuno c’era ancora riuscito. Ma oggi, Jack e Luke, diciottenni coraggiosissimi, hanno deciso di intraprendere un viaggio pazzesco attraverso l’Oceano Pacifico fino ad arrivare all’Isola dell’Oblio ed anticipare tutti gli altri esploratori. Non sapevano cosa sarebbe accaduto loro, ma erano così decisi e determinati che niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarli. Per esempio, la frase “Non ci andate, vi prego! Morirete di sicuro!” non li spaventava affatto.
Jack, alzando lo sguardo dalla cartina topografica dell’oceano, esclamò: “Credo di aver capito quale rotta dobbiamo seguire per arrivare all’Isola dell’Oblio, Luke!”
“Sì!” esclamò Luke.
“Si vola!” urlarono in coro. Allora Jack si sedette sul sedile, si allacciò la cintura, mise le mani sulla cloche e avviò il motore; dopo qualche decina di secondi il jet si mise in volo. Terminata la fase di decollo, Jack azionò il pilota automatico e si slacciò la cintura. Nel frattempo Luke portò un panino al prosciutto per sé ed un panino al formaggio per Jack, e insieme mangiarono con molto appetito. Mentre mangiavano, videro attraverso i finestrini tantissime isolette che si trovavano sparse per l’oceano. Alcune erano molto piccole e da quella altezza sembravano disabitate, ma altre erano molto più grandi e popolate, come testimoniavano i vari villaggi. Passate quattro ore di volo, Luke vide attraverso il suo finestrino un’isola più scura, più tetra, con una nube tempestosa che sembrava farle da cappello: avevano raggiunto l’Isola dell’Oblio. Man mano che il jet avanzava l’isola cominciava a farsi sempre più grande e ben visibile, finché fu possibile ammirarla in ogni suo minimo dettaglio. Quindi Jack fece atterrare con calma il suo jet, e dopo aver spento il motore Luke aprì lo sportello. Tutti e due rimasero estasiati dalla bellezza di quell’isola:
foglie multicolore, sassi dalle molteplici forme, un mare che sembrava dipinto, e infine pure un bellissimo vulcano, apparentemente sonnacchioso.
Il panorama era mozzafiato e i due ragazzi restarono ad ammirarlo con la bocca aperta per tantissimo tempo. Quindi, arrivati sull’ultimo scalino della rampa, Jack chiese a Luke “Lo facciamo insieme?” e l’altro rispose emozionato “Insieme!”, e quindi, mano nella mano, fecero contemporaneamente un passo, che a loro sembrava normale, ma per l’umanità non lo era: si trattava di un vero e proprio salto da gigante. “Puff…” fecero all’unisono le scarpe di Jack e Luke, mentre loro espiravano l’aria trattenuta nel momento del passo. “Puff…” Questo suono rimarrà impresso per sempre nelle loro menti. Quando aprirono gli occhi, i due ragazzi si sentirono al settimo cielo.
“Ce l’abbiamo fatta, siamo stati i primi esseri umani che hanno messo piede su un isola sconosciuta all’uomo , probabilmente l’ultima rimasta sulla Terra!”
“Sì, ce l’abbiamo fatta, insieme, Tu ed Io!”
Con le lacrime agli occhi, i due si abbracciarono e iniziarono a esplorare a fondo l’isola per censire tutte le specie animali e vegetali presenti in quella fantastica natura incontaminata.
Riccardo Poli / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze