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Il format teatrale della Comunità di San Patrignano in scena il 4 ottobre.

Al Carlo Felice, davanti a mille studenti il “BackUp” di Elisa che si è persa nella droga

di Anna Sartini

A Genova chi va al Carlo Felice lo fa per assistere ad un’opera o ad un balletto. Noi della 2 B ci siamo andati per ascoltare un’incredibile testimonianza di vita vissuta: la storia di Elisa, una ragazza genovese di 25 anni, che aveva perso se stessa e abbandonato la propria famiglia dopo aver provato ogni genere di droga e che oggi – dopo essersi disintossicata e aver trascorso quattro anni in Comunità –  ha deciso di “donare” a noi spettatori un pezzo di se stessa, per farci capire come certe scelte possano radicalmente cambiare la vita di una persona.

È difficile ammettere i propri errori, accettarli e provare a cambiare, per questo Elisa è stata molto coraggiosa, perché è riuscita a raccontare la sua storia, senza temere i giudizi e le critiche degli ascoltatori.

All’apparenza Elisa sembra una ragazza molto forte, trasgressiva e determinata, ma in realtà è fragile ed il fatto che si faccia condizionare dagli altri sottolinea le sue debolezze.

Stupisce il fatto che Elisa, nonostante abbia una famiglia assolutamente nella norma, si sia rifugiata in sostanze stupefacenti, solo per noia o per dimostrare agli altri che era una ragazza forte, libera e che desiderava solo divertirsi.

Già nei primi anni del liceo, per fuggire dalla realtà, Elisa inizia a dire bugie ai suoi genitori e si allontana sempre di più da loro e le sue condizioni peggiorano, fino al definitivo allontanamento da casa, ai furti, ad una vita di espedienti nel centro storico di Genova.

Oggi si inizia con la droga per divertirsi e non si riesce più ad opporsi a questa dipendenza. I giovani sono i più convolti dal fascino dell’illegalità: più un’azione è sbagliata o trasgressiva, più attira la loro attenzione.

Ecco perché l’intervento e la presenza dei genitori è fondamentale: è giusto lasciare libertà ai propri figli ma non troppa, perché è facilissimo perderli se capitano nel vortice della droga, come è successo ad Elisa.

È incredibile come una dipendenza possa condizionare la vita di una persona e come possa cambiarla in negativo: dalla voce tremante di Elisa  si percepisce quanto sia importante stare accanto a chi ne è vittima.  Attraverso i disegni che proietta sullo schermo la protagonista di questo dramma ci fa comprendere come la droga diventi a poco a poco una gabbia dalla quale è quasi impossibile uscire.

Dalle foto che vengono proiettate,  colpisce la complicità che lega Elisa a sua sorella, anche se dal racconto non sembra che la sorella le sia stata di aiuto per uscire dal tunnel della droga; forse per difesa le persone tendono ad allontanarsi e ad un certo punto della storia Elisa si è trovata con il vuoto intorno e il buio dentro di sé.

Proprio questo senso di abbandono l’ha indotta alla fine a tornare a casa e a chiedere aiuto. La possibilità le è stata offerta dalla comunità di San Patrignano.  Non deve essere facile superare crisi di astinenza, ma probabilmente il sentirsi amata e sostenuta è stato determinante per effettuare un “back up” della propria esistenza, per riaprire gli occhi alla vita e cambiare.

E il suo racconto resterà nella nostra memoria, nel nostro “backup”.