Al tempo del coronavirus…

Coronavirus, il cui nome deriva dalla classica forma a corona tramite il microscopio elettronico a trasmissione, è una sotto famiglia di virus originato nei pipistrelli responsabile di già tre grandi epidemie: Sars, Mers e polmonite di Wuhan. Quest’ultima è ancora in corso, nata in Cina nella fine del 2019 e da allora diffusa attraverso vastissimi territori e continenti è diventata la prima vera pandemia.

Per affrontare l’elevato numero di malati gravi per i quali diventa necessario l’utilizzo di respiratori esterni (strumenti disponibili in poche quantità e molto costosi) ogni stato ha preso misure e provvedimenti diversi ma possiamo raggrupparli in due principali politiche. Primo approccio adottato dalla Cina e forse il più comune è di limitare il numero di contagi (molto elevato rispetto ad altre forme di normale influenza) con provvedimenti emergenziali di isolamento della popolazione. Recentemente invece, alcuni governi tra cui quello inglese e tedesco si stanno preparando ad affrontare il virus in maniera completamente diversa, ovvero, invece di evitare i contagi, si punta tutto sulla cura dei malati.

L’Italia ha deciso di adottare il metodo orientale con un grande sacrificio a livello economico per provare a limitare invece il numero di malati gravi ai quali altrimenti mancherebbero i strumenti e cure necessarie.  

Il 24 Febbraio quindi le scuole di tutti i gradi sono state chiuse per limitare gli aggregamenti quindi le possibilità di spargere il contagio del virus covid-19.

La prima settimana sembrava vacanza: ‘Prepara le tue valige, sbrigati che dobbiamo partire per la montagna!!!’. Sinceramente non ero felice della sospensione delle attività scolastiche perché durante quel periodo avverremmo avuto tre giorni di cogestione, occasione che trovo dia a noi studenti l’opportunità di poterci informare su argomenti a noi di grande interesse ma anche di sconfinare la barriera della nostra classe e avere la possibilità di fare nuove conoscenze all’interno dell’istituto (trovo che sia infatti essenziale instaurare più relazioni possibile quando se ne ha la possibilità).

Finita la settimana ‘di ferie’ arriva la notizia che nessuno si aspettava: le scuole sono chiuse per altre due settimane. A questo punto sale la allerta e la preoccupazione per la situazione tramite i telegiornali (che siccome si è fermata tutta l’economia non hanno altro di cui parlare se non annunciare ogni mezz’ora il numero aggiornato di ricoveri e di morti) e i social (dove la gente ovviamente approfitta del momento di emergenza per creare ancora più panico spargendo false informazioni sulla situazione negli ospedali e su cure ‘super-efficaci’ per i malati).

In tutte queste notizie, inclusi i primi discorsi del premier Conte, veniva segnalato che i ricoverati e i morti di questa malattia presentavano già altre patologie ed erano per lo più anziani. La popolazione si è quindi divisa tra le generazioni adulte ed anziane, che spaventate reagiscono non chiudendosi in casa bensì correndo in massa ai supermercati a fare scorta di cibo o in farmacia a chiedere mascherine e guanti, e i giovani che, sentendosi sicuri e fuori pericolo, continuano a vivere come non stesse accadendo nulla.

Molti hanno cercato di paragonare questo momento al periodo della seconda guerra mondiale, nella metà quindi dello scorso secolo, trovandoci molte similitudini ma a mio parere sono eventi molto diversi. I pericoli allora erano gli attacchi aerei e i bombardamenti che colpivano periodicamente punti strategici dei territori dove, sganciate le bombe, queste, toccato il suolo, causavano enormi esplosioni facendo saltare in aria interi edifici e qualsiasi persona poteva trovarsi nel raggio di esplosione. Diversamente da quelle bombe, il virus non è percettibile a occhi nudi e ciò rende difficile poterci rimanere alla larga; inoltre non agisce in maniera istantanea. Durante i bombardamenti la gente era a conoscenza in maniera più fisica del danno causato da ogni bomba ed era chiaro anche come poter evitare l’esplosione (trovando rifugio).

Attenzione! Trovo sia giusto informare la popolazione sulla gravità della situazione ma non dovrebbe essere obbligatorio dover incutere paura e timore nella gente per ottenere che comincino a seguire delle semplici regole di restrizione provvisorie. Credo invece che, a causa della poca ubbidienza di una parte della popolazione ai provvedimenti presi dal governo (in questo penso il popolo italiano sia purtroppo tra i primi in classifica mondiale), esso sia stato costretto a insistere nel descrivere la situazione di emergenza.

Da allora sono usciti nuovi obblighi e nuovi divieti, che lasciano operativi ormai solo gli ospedali ovviamente, i negozi alimentari e le farmacie. No! Mi sono dimenticato i tabaccai! Anche loro sono rimasti aperti, cosa che mi ha reso leggermente scettico pensando che il fumo porta problemi al sistema respiratorio e ai polmoni che certo non aiutano a contrastare il virus.  

Io e la mia famiglia, cascati inizialmente nel credere che questo virus non sarebbe mai diventato un vero problema, siamo tornati a casa dalla montagna il 2 Marzo e, compreso il pericolo del virus, ci siamo chiusi in casa (per fortuna vivo in campagna e ho un grande giardino dove poter prendere un po’ d’aria fresca. Non so come facciano in centro!). Questo sembra non essere bastato infatti entrambi i miei genitori hanno da allora avuto una forte tosse e un po’ di febbre senza però finire in situazioni tanto gravi da essere ricoverati. La certezza che si tratti del coronavirus però non la abbiamo e non potremo mai averla perché poco dopo la scoperta del primo caso in Italia, essendo i casi aumentati in maniera esponenziale, sono stati vietati i tamponi per chi non presentasse sintomi e hanno dato la responsabilità di scegliere i casi da testare ai ‘medici di base’ i quali però accettano solo se ci si trova in condizioni davvero gravi. Dopo aver scoperto questo meccanismo ho compreso che i contagi contati nei telegiornali non erano nemmeno vicini a quelli reali.

La proroga della chiusura della scuola ha portato la maggior parte dei licei ad adottare nuovi metodi di insegnamento online tramite applicazione che permettono a tutti gli studenti e i professori di collegarsi in tempo reale con il resto della classe. Devo ammettere che ero molto entusiasta di questa decisione perché ho sempre voluto provare nuovi metodi di studio e credo che quello tramite internet, pur avendo molti problemi, abbia anche molti vantaggi tra cui non dover pensare al trasporto, tardare quindi l’orario della sveglia e, nel caso la lezione fosse registrata, poter scegliere quando vederla e di rivederla nel caso non si avesse capito una parte durante la prima visione. Ma restare barricato in casa mi ha fatto riflettere anche sull’importanza di mantenere rapporti fisici con altre persone e quanto sia importante avere la possibilità di uscire di casa e camminare (la vera importanza delle cose la si nota solo quando questa ci viene tolta).    

Classe 3B