Adesso che è tutto finito sto guardando i testi che scrivevo in quel periodo e ho trovato questa pagina di diario: “Ho paura, sì hai letto bene, ho paura di quel che sta accadendo. Al telegiornale non smettono di parlarne, in giro non vedo più gente e la cosa mi spaventa. Penso ogni giorno ai miei cari che prendendo una boccata d’aria potrebbero morire…”.
In quel periodo devo dire che nascondevo ciò che era paura con menefreghismo e devo anche ammettere che, per apparire più forte agli occhi di mio padre, ho finto che stessi bene ma, sotto a quella maschera, si celava un ragazzino fragile e spaventato, spaventato di non poter far niente se una persona a lui cara fosse stata contagiata.
Sembra solo ieri quando mia nonna preoccupata mi chiamò dicendomi che sarebbe andato tutto bene… Beh… Sai una cosa? Non è andata per niente bene! Sono morte troppe persone.
La cosa che però mi pesava di più era che non potevo più vedermi con i miei amici, senza di loro mi sentivo abbandonato. Avevo bisogno delle loro battute che, per quanto squallide, mi facevano sorridere. Purtroppo non avendo più vicino a me delle spalle su cui sfogarmi, non mi restava che andare alle tre di notte in sala, con una vaschetta di gelato e delle lacrime sul viso.
Però in tutto questo c’erano dei lati positivi: stando tanto tempo in famiglia, chiuso in casa, ho allacciato di più i rapporti con mio padre e, di questo, io sono davvero al settimo cielo.
La quarantena, per quanto l’abbia odiata, mi ha anche aiutato: sono riuscito ad avere più tempo con me stesso… Prima di questa situazione ero occupato così tanto con tutto quello che mi circondava, che mi sono trascurato. La quarantena mi ha aperto gli occhi sulle mie esigenze e mi ha fatto capire che, ogni tanto, prima di preoccuparmi di qualcun altro, devo preoccuparmi di me stesso.
Ora che è tutto finito mi dovrò portare dietro tante cose nuove, nuove esperienze ma soprattutto un nuovo Gabriele.
Gabriele Calabrese
I.C. Biella3 – Marconi- 3E
