UN NUOVO INIZIO

Mi chiamo Angela, ho 15 anni, frequento il Liceo Scientifico “Alessandro Volta” e sono al secondo anno, quello in cui senti la scuola più tua, conosci più gente, più professori e guardi i ragazzi di primo che, invece, nei corridoi si sentono persi, che ricordano a stento i nomi dei loro prof e hanno l’aria timida e riservata come te l’anno prima. Eppure quest’anno sarà speciale e diverso per tutti, non solo per i ragazzi di primo o di quinto, quest’anno è diverso e ancora devo capire se migliore o peggiore. Magari, per qualche ragione, era tutto programmato, forse dovevamo capire quali sono i veri valori, le vere cose importanti, capire che stare con gli amici o andare ad una festa non vuol dire necessariamente fare una storia su Instagram, che passare del tempo in famiglia non è poi così male, che non tutte le attività richiedono l’uso del telefono. Abbiamo la possibilità di riscoprire i giochi di società, imparare a cucinare, leggere un buon libro e capire una volta per tutte, in una società in cui l’apparire è più importante dell’essere, che le cose importanti non si comprano, il tempo passato con un amico, le lezioni in classe, il pranzo con i nonni, le giornate al mare con i parenti: questi sono i momenti che bisognerebbe vivere a pieno, essendo semplicemente se stessi, senza storie, post o filtri, senza dare importanza a chi ha più follower o like perché, dopotutto, non sono di certo questi a stabilire chi sei. In questa situazione sto capendo il valore del tempo: adesso le giornate scorrono con un ritmo strano, molto più disteso, mentre prima vivevamo una vita frenetica, come se il tempo non ci bastasse mai e, invece, forse, eravamo noi a non saperlo gestire e a non capire a cosa dare priorità.  Penso che dietro tutto quello che sta succedendo ci sia un motivo, forse avevamo bisogno di capire quanto siamo fortunati ad andare a scuola, poter ascoltare le spiegazioni di persona, ridere con i compagni, aspettare il suono della campanella e andare alla cattedra per un’interrogazione preparata da giorni o, magari, la sera prima con un’ansia incontenibile, avevamo bisogno di capire che siamo una delle generazioni più fortunate – abbiamo tutto! – e riusciamo ad ottenere praticamente sempre le cose superflue che crediamo indispensabili: la mia è una generazione che sta affrontando qualcosa di surreale ed è fortunata anche perché – come è stato detto – siamo chiamati a stare a casa per proteggere l’Italia, mentre abbiamo nonni che, per farlo, dovettero rischiare la vita. Stiamo vedendo come il pianeta sia cambiato in così poco tempo, ha ripreso a vivere, facendoci pensare che, dopotutto, non siamo così indispensabili, abbiamo capito come i veri eroi, le vere persone da seguire sono quelle che indossano un camice o un distintivo, i medici e i volontari che fanno di tutto per salvarci ed aiutarci, i poliziotti che passano giornate in giro sperando di non dover ripetere, per l’ennesima volta, “Deve stare a casa”. Inizio a credere che noi ragazzi stiamo diventando tutti migliori, meno egoisti e più empatici, vogliamo qualcosa di diverso per il nostro futuro e, quando torneremo ad abbracciarci, i nostri abbracci saranno più autentici e le nostre azioni più responsabili.                                                           Forse, dopotutto, si tratta di un nuovo, migliore inizio…

l’esperienza è il tipo di insegnante più difficile, prima ti fa l’esame, poi ti spiega la lezione” (Oscar Wilde)

Angela Stillittano, 2F no

Liceo Scientifico “Alessandro Volta”