IL VIAGGIO METAFORA DELLA VITA UMANA

La parola viaggio è un termine che utilizziamo nel linguaggio di tutti i giorni; ma cosa intendiamo veramente quando parliamo di viaggio? Io, personalmente, intendo il viaggio come un cammino, un cammino che non è necessariamente fisico, ma anche morale e spirituale e, che come fine maggiore ha la crescita.

Tutti, in questo momento, stiamo in qualche modo viaggiando; anche tu, che stai leggendo, stai compiendo un viaggio, interpretando le mie parole e navigando nei tuoi pensieri, cercando di immedesimarti in ciò che leggi; e anche io che sto scrivendo sto viaggiando, cercando di esprimere tutto ciò che penso con delle semplici parole e immaginando l’effetto che esse potrebbero creare in colui che legge.

Ogni viaggio, tuttavia, avendo un inizio, ha anche una fine. Chi di noi non ha mai sentito quella strana sensazione di vuoto, una sorta di mancanza, di solitudine, dopo aver terminato un viaggio? Ecco, quella sensazione di “strano” e di “diverso” è proprio quella che io chiamo crescita; ci si sente diversi dopo aver viaggiato, ci si sente quasi persi, ma non perchè abbiamo in qualche modo “perso” ciò che abbiamo appena visitato, ma perchè abbiamo perso ciò che eravamo prima e che, dopo aver viaggiato, non saremo mai più. La crescita provocata dal viaggio non è una crescita fisica, come quella di un neonato che a poco a poco diventa un adulto, ma è una crescita del proprio io, del proprio modo di pensare e di vedere il Mondo.

A mio avviso, uno degli scopi della nostra vita è quello di compiere quello che chiamo “il grande viaggio”, ovvero quel viaggio che sconvolge radicalmente la tua vita, facendoti diventare una persona completamente diversa da quella che eri prima e, quindi, quel viaggio che ti fa crescere più di qualsiasi altra cosa al mondo.

 

Il mio grande viaggio è iniziato nell’agosto del 2019: dopo mesi e mesi di preparazione per affrontare un così grande ostacolo, sono partito da solo, con molti dubbi e preoccupazioni, non capendo, ai tempi, che stavo andando incontro a una delle esperienze che avrebbero segnato per sempre la mia vita. Sono arrivato in Québec in Canada il 24 agosto. Mélanie e Pascal, i miei genitori ospitanti, erano lì ad aspettare il mio arrivo, non sapendo nemmeno loro che di lì a poco avrebbero conosciuto una persona che adesso considerano un vero e proprio membro della loro famiglia. La loro casa, nella città di Sainte-Catherine a Sud di Montréal, mi ha accolto per i successivi sette mesi della mia vita, dove ho passato molti momenti di gioia e spensieratezza così come molti momenti di tristezza.

Fin dal primo giorno mi sentivo pronto a ciò che stavo per affrontare, ad imparare una nuova lingua, a scoprire una nuova cultura e a conoscere nuova gente, ma, in realtà, non lo ero affatto. Innumerevoli infatti sono state le occasioni in cui mi sono sentito perso, da solo, come se fossi lontano da ciò che volevo davvero, ma, nonostante ciò, non mi sono arreso e ho deciso di andare avanti, cercando di superare questi ostacoli. Non so se sia stato grazie alla mia famiglia “québécoise”, ai magnifici paesaggi, ai miei nuovi amici, o semplicemente a un miscuglio di tutte e tre le cose, ma sentivo che quel legame che si stava creando tra me e quel Paese sarebbe stato veramente difficile da spezzare.

Arrivò ben presto l’inverno con i suoi freddi glaciali e la sua neve, ed io ero sempre più innamorato di quei paesaggi mozzafiato e di quel Paese che, ogni giorno, non smetteva mai di sorprendermi facendomi conoscere qualche aspetto della realtà a me ignoto. Un ruolo molto importante nel mio percorso e nella mia crescita è stato svolto svolto dalla gente che ho conosciuto: delle persone con una grandissima bontà d’animo e che non si vergognavano mai di essere ciò che sono e di dire ciò che pensano, fregandosene del giudizio altrui. Mese dopo mese mi sentivo sempre di più “a casa lontano da casa”, fino a quando, per colpa della pandemia che stiamo vivendo tutti noi in questo periodo, fui costretto a ritornare dalla mia famiglia, in Italia.

Il giorno del mio ritorno fu molto strano: era appena terminata l’esperienza più bella della mia vita, e sentivo proprio quel sentimento di vuoto di cui ho parlato all’inizio: non ero più la stessa persona che ero sette mesi prima; ero una persona più matura, più consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti, capace di dire veramente ciò che pensa senza vergognarsi di nulla e che aveva lasciato un pezzo di cuore in un Paese che mi resterà per sempre legato.

Certo vivrò moltissimi altri viaggi nella mia vita, ma questo è stato il mio “grande viaggio” e, senza alcun dubbio, resterà per sempre nei miei ricordi.

 Lorenzo Prato 5AL