STORIA DEL RIDER DI NAPOLI

Napoli, 1 gennaio, è notte fonda. Tutti dovrebbero restare a casa per il coprifuoco disposto dalle autorità. Ma così non è: un branco di ragazzi, tutti minorenni, aggredisce un rider in mezzo alla strada. Lo buttano a terra dal suo scooter per poi picchiarlo selvaggiamente sotto la minaccia di pistola e coltelli. Tutto questo per rubargli lo scooter e quei pochi euro che aveva in tasca e che erano il frutto delle consegne fatte in serata. Una scena di inaudita violenza che è stata ripresa con uno smartphone da qualcuno che era alla finestra di uno dei palazzi della zona. E che poi ha subito trovato sulla rete un’indignazione unanime per l’accaduto. Fatto sta che sui social network è scattata una vera e propria gara di solidarietà per la vittima, con la raccolta di fondi per consentire a Gianni Lanciano, questo il nome del rider aggredito, di far fronte alle necessità della sua famiglia.

A distanza di poche ore la vittima è poi rientrata in possesso dello scooter grazie alle rapidi indagini messe in pista dalla polizia, mentre la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni ha emesso un provvedimento di fermo nei confronti di due diciassettenni e due sedicenni, al termine di un’intera giornata di interrogatori svoltasi negli uffici della questura partenopea. Una guerra tra poveri verrebbe da dire. Ma c’è di più. E’ uno spaccato piuttosto crudo di una realtà che è sotto gli occhi di tutti: ragazzi che, incuranti di qualsiasi regola, non si fanno scrupoli di aggredire e delinquere. La storia si ripete, soprattutto nelle medesime zone.

La criminalità è quantomai libera di assoldare i più giovani per i propri loschi scopi. E i ragazzi trovano più conveniente, oltre che attraente, seguire questo modello di vita e non altri. Conoscendo peraltro bene il rischio di venire “beccati”. Ma lo mettono in conto, e non spaventa più di tanto. Si parla molto di cultura della legalità, ma ad oggi lo Stato pare arrancare faticosamente nel provare a contrastare il fenomeno criminale. E i pochi successi di recupero della legalità in certi territori paiono essere unicamente essere legati a qualche prete di periferia che finisce poi ammazzato in mezzo ad una strada. La più bella lezione di legalità arriva proprio dal Lanciano, che dichiara di aver provato dapprima tanta rabbia, ma anche dispiacere per gli aggressori: “Sono dei ragazzini”.

Di Tommaso Pinardi