L’ordine del caos dell’Arte inconsapevole

Pittura, musica, letteratura: tre forme d’arte così perfette e labili al tempo stesso, frutto di maniacale lavoro o di istintivi e travolgenti sentimenti. Opere e componimenti caotici, criptici, eppure lineari, limpidi. L’arte è espressione, soppressione, oppressione: espressione di sensazioni, parole non dette, soppressione di paure, di vergogne, oppressione come disagio, dovuto a emozioni troppo forti, violente, che non si vorrebbero lasciar andare via e che invece scappano, trasudano da ogni parola, da ogni verso, da ogni nota, da ogni pennellata.

Pittura, musica e letteratura si uniscono nel viaggio virtuale “Il caos: l’arte inconsapevole”. Il progetto, realizzato dai docenti Antonietta Della Rocchetta, Giovanna Santangelo, Clotilde Muzii e Guerino Taresco, insieme agli studenti del Polo Liceale Mattioli, si inserisce non solo nel Festival della Scienza Ad/ventura 2021, ma anche nel progetto nazionale, di cui il Polo Liceale Mattioli è scuola apripista, Piazza Dante, un’unione di 41 festival di tutta Italia per celebrare il settimo centenario della morte del grande poeta.

Pittura, musica e letteratura si uniscono, in un sincretismo caotico in cui ogni aspetto ha il suo posto e prende il posto dell’altro al tempo stesso, riuscendo in ogni caso, però, a riconoscere, a individuare all’interno di questa fusione un’armonia, risultato di una consapevolezza inconsapevole che è e appartiene all’arte sin dalla sua primordialità. E la natura primordiale dell’arte la si ritrova nell’Art brut, la corrente che non segue gli schemi fissi e i canoni prestabiliti, preferendo un’espressione istintiva, libera, incurante della critica e dello sguardo degli altri. Con questi obiettivi gli studenti del Mattioli hanno realizzato delle tele che esprimessero al meglio il caos interiore, tele che sono state il punto di partenza per la scoperta di un nuovo modo di fare e concepire l’arte.

Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire. Con le parole dal canto V dell’Inferno di Dante inizia il video – viaggio alla scoperta dell’arte inconsapevole. La musica, composta dal professore Guerino Taresco, è incalzante, e le tele mostrano scene di angoscia, di sofferenza. E così comincia il caos. Tra mani alla ricerca disperata di aiuto, teste che sbattono tra loro e poi il fuoco, l’elemento che meglio rappresenta l’afflizione e il disagio interiore, si intervallano scene registrate nel Palazzo Genova-Rulli, nel centro storico di Vasto, un ambiente, che proprio come le tele adagiate nei cortili interni, mostra una situazione di caos e di confusione.

Io vidi una di lor trarresi avante per abbracciarmi. Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto! Ci troviamo nel canto II del Purgatorio, alle spalle il caos totale e davanti una piccola luce che si inizia a intravedere. Cambia anche la musica e il percorso è una strada, come quella formata dalle tele che partono da una porta prima chiusa e poi aperta e che a due a due, tra colonne rovinate, logorate dal tempo, e sull’erba incolta, conducono verso una piccola esedra.

E si come al salir di prima sera comincian per lo Ciel nuove parvenze, sì che la vista pare e non par vera”. È il canto XIV del Paradiso, la musica si trasforma ancora e nel caos sembra possibile trovare una via d’uscita, un senso logico, un filo comune, un punto d’arrivo rappresentato prima dal Sole dietro le montagne e poi da una tela, al primo sguardo bianca. Ma come dice Dante, “la vista pare e non par vera”, e nella tela si riconoscono dei punti, una chiave di uscita extra sensoriale, che supera la vista delle tele e l’udito della musica: è un qualcosa che non si può vedere né ascoltare, ma si può provare toccando la tela ritrovando il caos di partenza in quattro lettere del codice Braille: KAOS.

Il caos, o meglio, l’armonia del caos è raggiunta nel mosaico delle tele: ognuna rappresenta l’interiorità del suo autore e racconta una storia, fatta di emozioni e di esperienze, di paure e di speranze. Guardandole con una visione d’insieme, in un connubio in cui la fusione e lo scambio di colori nelle e tra le tele trasforma il Tutto nell’Uno, che tutto contiene e a cui tutto ritorna, la complessità dei sentimenti si semplifica nella sympatheia, il disordine appare in ordine, diventa ordine e il caos diventa cosmos.

Simone Di Minni