Un mondo in rivolta

di Luca Elia

Da un anno a questa parte la pandemia da Sars-Cov 2 ha il monopolio sulla cronaca mondiale e ciò fa sì che altri fatti di cronaca passino in secondo piano, come se fossero eventi di serie B.Ma purtroppo tutti questi eventi non riguardano una serie minore; la giusta attenzione mediatica farebbe in modo di avere un quadro più chiaro di tutto ciò che sta succedendo nel mondo, fuori dalla ‘’bolla’’ della pandemia. Inesorabilmente la pandemia ha offuscato fatti drammatici che succedono nel mondo, dove con il pretesto delle norme anti-covid numerose dittature usano queste ultime come un modo per soffocare nel sangue la fiamma della libertà. Nella stragrande maggioranza dei casi, questi atti ignobili vengono usati dai governi mascherati da norme per l’arginamento della pandemia quando in realtà con essa c’entrano ben poco. Ma fortunatamente uno straordinario spirito combattivo e un’eroica resistenza ha fomentato la fiamma della rivoluzione a favore della libertà. Ecco qui sotto elencati alcuni esempi di ciò che sta succedendo intorno a noi:

POLONIA: Il 23 ottobre 2020 la Corte Suprema di Varsavia abolisce la legge sull’aborto del 1993 riguardante l’interruzione di gravidanza entro le 12 settimane. Circa 100mila persone scendono in piazza a sostegno del diritto delle donne alla libera scelta, sfidando le norme anti-covid-19 imposte dal governo. Le proteste si fanno di giorno in giorno più intense anche grazie alla formazione di un nuovo movimento coordinato da donne polacche denominato ‘Strajk Kobiet’. In risposta al provvedimento che abolisce la legge sull’aborto entrata in vigore lo scorso 27 Gennaio 2021 il Parlamento europeo durante l’audizione organizzata del 24 febbraio 2021 rimarca con fermezza che essa è una chiara violazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani e di genere.

BIELORUSSIA: Il presidente Aljaksandr Lukašėnka, in carica dal 1994, vince in maniera illegittima le nuove elezioni svolte il 9 Agosto 2020.Inizialmente le proteste si presentavano in maniera timida, ma a seguito dell’arresto dell’oppositore Viktar Babaryka e del blogger Sjarhej Cichanoŭskij prendono forza portando la stragrande maggioranza del paese a scendere in piazza. Il governo tuttora sta cercando di sedare le proteste con veri e propri bagni di sangue.I dati ufficiali stimano più di 5mila morti,50 persone scomparse,450 casi di tortura ai detenuti e oltre 12mila arresti nella prima fase delle proteste.L’Europa si è schierata più volte a favore del popolo bielorusso, ma purtroppo le deboli sanzioni economiche imposte contro il paese non hanno un effetto rilevante sulla situazione.

THAILANDIA: A seguito del provvedimento del governo di sciogliere il partito di opposizione Future Foraward Party, l’intera comunità studentesca thailandese è in rivolta contro il governo dell’ex generale golpista Prayut Chan-o-Cha. Da luglio a settembre, in piena crisi pandemica, i raduni nelle piazze sono diventati sempre più numerosi e partecipati, arrivando a contare numeri ben superiori alle 100mila persone. Il governo dopo i numerosi scontri con i manifestanti ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale e ha imposto vari divieti per reprimere la protesta. Il divieto di postare selfie, rilanciare sui social media foto dai luoghi delle proteste sono solo uno degli esempi della repressione thailandese.Ciò nonostante su facebook e twitter sono molti i post contro il Governo, così come i post che ritraggono il simbolo della protesta, ovvero il saluto con tre dita alzate preso dalla serie di libri ‘The Hunger Games’.

PERÙ’: Dopo l’impeachment che ha portato alla defenestrazione del presidente eletto Martin Vizcarra per presunta corruzione, la tensione in Perù è andata man mano ad aumentare. Da informazioni trapelate si tratta di un vero e proprio colpo di stato che ha portato al potere l’oppositore del presidente eletto, nonché leader del partito di estrema destra Manuel Merino.Secondo il Difensore del popolo di Lima, l’ente che vigila sul rispetto dei diritti umani in Perù’, il bilancio è drammatico. Con l’uso indiscriminato della forza da parte della polizia sono già tre i morti e numerosi i feriti. Dopo tutti i disordini però si intravede un barlume di speranza con la dimissione di Manuel Merini il 15 novembre 2020.

MYANMAR: Lo scorso febbraio un improvviso colpo di stato si abbatte sul paese e sulla popolazione civile, costretta ad una dura e violenta repressione. Giorno per giorno le proteste contro la nuova dittatura continuano ad aumentare di intensità e con esse l’uso della forza contro i manifestanti. Le Nazioni Unite ed Amnesty International si dichiarano scioccati per il comportamento da parte della polizia e dell’esercito, chiedendo l’immediata fine di questa brutale repressione e di rispettare i diritti umani sulla base delle norme internazionali.La tenacia, la resistenza sono quel trade union che lega questi straordinari popoli contro quelle idee e quelle politiche sempre più nazionaliste e sempre più fondate sul terrore.