Vita da editore, l’intervista a Fontana Mario Luigi

Di Francesca Maria Timis

Intervista al Dott. Fontana Mario Luigi, imprenditore e libero professionista con esperienze maturate in ambito amministrativo e finanziario presso aziende di media e grande dimensione in Italia ed all’estero. Editore di Marca Aperta, gruppo che comprende un magazine culturale gratuito, una casa editrice e una web radio. Inoltre è docente di matematica e contabilità, manager d’imprese manifatturiere e servizi, esperto in amministrazione e commerciale.

Com’è diventato editore?
La mia esperienza da editore nasce per caso circa dieci anni fa quando, la redazione della rivista culturale Marca Aperta, mi ha offerto un incarico amministrativo presso la loro sede. Il tempo che ho passato nella redazione mi ha permesso di vedere tutte le attività che servono per far uscire un magazine e pian piano mi sono appassionato. Così un giorno ho preso coraggio e parlando con la proprietaria ci siamo accordati per l’acquisto del magazine. Da allora periodicamente il magazine esce gratuito e viene distribuito nei luoghi di maggior afflusso. Il quid che mi ha fatto scattare l’intuito imprenditoriale è stato quello che ho visto che i
lettori la cercavano e chiamavano in redazione. Il motivo era che i contenuti erano originali e inediti. Io ho portato avanti questa linea editoriale, fatta di cultura senza gossip e politica.

Di che cosa vive un editore?
A parte questo momento di crisi, aggravata dall’epidemia di Covid, un editore vive della vendita di libri e dagli introiti che derivano dalla pubblicità inserita nel magazine. La vita dell’editore non è tanto agiata come sembra, ma è ricca di problemi e imprevisti. Vede, quando si pubblica un libro, non sempre quest’opera diventa un best seller e quindi per la maggior parte delle volte, la pubblicazione di un libro è un fallimento e non un successo. Il successo arriva, ma bisogna essere pazienti e scegliere lo scrittore giusto.

Quali emozioni prova nel fare l’editore?
Si può dire che per me fare e divulgare cultura piace molto. Personalmente non sopporto l’ignoranza e le persone che la usano per lucrare sulla gente. Vede, leggere un libro permette di conoscere ed apprendere mondi nuovi. La cultura, come la conosciamo tutti, è quella cosa che rimane nella memoria quando dimenticheremo tutto. Queste affermazioni sono intuizioni e luoghi comuni, ma mi trovo a mio agio quando mi confronto con persone di cultura.

Lei ha parlato di problemi, ce li può spiegare?
Il primo problema nasce quando pubblichi un libro. Tanti scrittori iniziano con umiltà e pazienza, ma dulcis in fundo, da bruchi, diventano farfalle. Appena la libreria ti comunica che ha venduto un loro libro, senti discorsi da scrittori affermati, ricercati, e le loro opere diventano la nuova Divina Commedia o i Promessi Sposi e tu, povero editore, che hai avuto questa immensa fortuna, che cosa fai? Non organizzi conferenze stampa con i migliori giornali nazionali? Non convochi la televisione per intervistarmi? Domanda: “Ma come ti permetti?” Dalla loro casa non muovono un dito, arrivano alle presentazioni come delle dive,  pretendendo, reclamando ed esigono. E se alla presentazione non c’è pubblico è colpa dell’editore o della libreria che non si sono mossi a dovere. Invece se c’è il pubblico, ma non compra il libro è colpa della casa editrice o della libreria. Non solo senti dire che le librerie devono essere onorate di poter presentare la nuova opera, perché un tale capolavoro è un privilegio venderlo. Naturalmente l’opera deve essere messa in bella vista, devono essere fatte delle vetrine adeguate e tutti devono prostrarsi al solo nominare dell’opera.

Quando è nata l’editoria?
Se si parla dell’editoria in Italia, si colloca nelle prime esperienze di librai, tipografi e poi editori già nell’età moderna, cioè negli primi anni dell’Ottocento. Si parla del primo editore italiano nella persona di Giovanni Filippo de Lignamine, a Roma nel XV secolo e poi le testimonianze dicono che ci sono editori a Venezia tra il V e il XVI secolo, con Aldo Manuzio e Lucantonio Giunti. Si colloca la nascita dell’editoria proprio con la scoperta della stampa nel 1450 con l’invenzione di Johann Gutenberg, un torchio tipografico che utilizzava caratteri mobili in metallo lasciando dei segni su una tela che poi diventò la carta.

Rimanendo in Italia quali sono gli editori storici?
Naturalmente le città come Roma, Firenze e Venezia sono le culle della cultura del tempo. Dato che siamo vicini alla città di Venezia, cito, Zoppino, Giorgio Rusconi, Gabriele Giolito de Ferrari e Francesco Sansovino. Infatti, proprio la Repubblica di Venezia, in quegli anni è nel maggior splendore della sua egemonia e così si formano i più grandi editori, in questa fase embrionale della produzione libraria a stampa.

Com’è lo stato attuale dell’editoria?
La risposta è semplice. L’editoria sta attraversando una crisi mai vissuta prima, dovuta non alla pandemia Covid, ma dalla disabitudine a leggere, dalla superficialità delle persone e dalla costante diffusione dell’ignoranza per la dominazione delle folle. E per superare questa crisi sociale ed economica la gente deve ricominciare a leggere.