35 anni dopo, la vera storia di Chernobyl

Il disastro elettronucleare di Černobyl’ (e Pryp”jat’), avvenuto nella notte inoltrata del 26 Aprile 1986 nella Repubblica Socialista Sovietica Ucraina (URSS), è probabilmente uno degli eventi che ha cambiato maggiormente il mondo nell’intera storia dell’umanità.

È l’unico incidente nucleare classificato come livello 7 della scala INES, insieme a quello di Fukushima del 2011 (quest’ultimo è stato quasi insignificante in confronto), e ha rilasciato una quantità impressionante di radiazioni ionizzanti e materiali radioattivi che hanno colpito fortemente l’intera Europa.

Ma davvero questa tragedia è stata la Caporetto definitiva dell’energia nucleare? E l’incidente è stato naturale ed inevitabile, o invece il frutto della arroganza e della sfrontatezza dell’uomo?

Partiamo dal principio: la centrale “Vladimir Il’ič Lenin” è stata costruita nel 1970 e al momento dell’incidente era dotata di 4 reattori RBMK prodotti dalla stessa Unione Sovietica.

La centrale non serviva solamente per la produzione di energia elettrica, ma bensì anche per usi militari (oggi ciò è vietato); motivo per cui i refuiling, per i quali serve ogni volta scoprire il tetto e accedere ai noccioli, erano molto più frequenti del normale.

Inoltre, le due persone più importanti alla guida della struttura, il direttore Brjuchanov e il capo-ingegnere Fomin, erano totalmente inesperti di reattori nucleari.

Proprio a uno dei due, il direttore Brjuchanov, si deve la responsabilità della folle decisione che porterà più tardi all’incidente: quella di compiere un test di efficienza (già fallito altre volte) disabilitando tutti i sistemi automatici di sicurezza che avrebbero impedito ogni possibile problema: spegnimento del reattore (non si spense per evitare carenze di energia alla popolazione), raffreddamento di emergenza del nocciolo, riduzione automatica della potenza ecc.

A tutto questo si aggiungono i gravi errori di progettazione della centrale, che avranno un ruolo chiave nella concatenazione di eventi.

Il test, che doveva svolgersi di pomeriggio, viene rinviato alla notte: a quell’ora non ci sarebbero stati operai preparati per il test, ma ciò non intaccò il cambiamento di orario.

Arriviamo ora ai particolari; alle 00.28 un operaio sbaglia a impostare la potenza che è troppo bassa, e per compensare vengono rimosse alcune barre di controllo verso l’una di notte.

Alle 01.03 viene pompata troppa acqua: la potenza scende ancora; per compensare vengono disattivate altre barre tanto che ne rimangono attive solo 7 (il minimo legale è di 30). 

L’esperimento comincia ufficialmente con lo scollegamento delle turbine dal sistema, alle 01.23.

Tutti questi cambiamenti davano per scontata una reattività bassa, che invece era alta ma mascherata dall’accumulo di Xeno 135 (prodotto a basse potenze); l’acqua, il cui ruolo è assorbire i neutroni del nocciolo, senza le precauzioni si scalda e diminuisce di densità, quindi anche la sua efficacia crolla.

Gli operatori si accorgono del problema ma è troppo tardi, anche le punte di grafite (moderatore) aumentano la potenza; la pressione sale e deforma le canaline delle barre di controllo: il reattore da qui in avanti sarà impossibile da spegnere.

Un’esplosione di vapore scoperchia il “vessel”, e l’aria raggiunge il punto in cui la grafite e l’acqua si sono surriscaldati; ciò non poteva che provocare un’altra esplosione e un incendio. I fumi dell’incendio escono dal tetto distrutto e trasportano all’esterno tutti i materiali radioattivi, è un disastro.

Ecco brevemente la storia di Černobyl’; un insieme di errori umani imperdonabili, oscuri a lungo all’opinione pubblica grazie al segreto di stato, e ai tentativi governativi di scaricare le colpe e proteggere la propria immagine.

Era evitabile? Assolutamente si.

Si può ripetere? Assolutamente no.

Il nucleare è realmente un’energia così pericolosa? No, i dati dicono che a parità di TWh di energia prodotta, è la fonte con meno morti alle spalle (per fare un esempio, il solare ha 0,44 di morti per TWh, le biomasse 12, il nucleare 0,04).

Chi sono i colpevoli? 

I colpevoli sono stati molti: chi ha progettato la centrale, chi ha ordinato l’esperimento, chi lo ha eseguito, chi ha gestito l’emergenza… Ma buona parte delle responsabilità le troviamo semplicemente guardandoci allo specchio.

Riccardo Gugliotta,
4C Classico