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eSports, la rivoluzione in ambito sportivo che può superare la separazione e i pregiudizi di genere. Ma è davvero così?

di Federico Carugati, 4F liceo Volta Milano

Sempre più lo scenario sportivo internazionale si trova a far fronte alla crescente richiesta di inclusività e di parità di genere, soprattutto nell’ambito dell’atletica leggera. Inevitabilmente le difficoltà da sormontare sono tangibili e le critiche che sorgono ogni giorno sull’inadeguatezza nel risolvere questo problema, soprattutto nei confronti del Comitato Olimpico Internazionale, ne sono la riprova.

In quest’ottica, gli eSports sembrerebbero risolvere e superare i problemi di disparità di genere e le nuove difficoltà nell’inclusione di atleti transgender. Una vera e propria rivoluzione, una boccata di aria fresca in un momento in cui la popolazione mondiale sempre più sta giungendo a un’adeguata sensibilità.

Di stretta attualità sono le notizie di esclusione dalla gara di 400 metri ostacolo femminili alle Olimpiadi dell’atleta transgender Cece Telfer a causa del superamento dei livelli di testosterone consentito dal CIO o quella di esclusione degli atleti transgender dalle competizioni di atletica leggera dei college negli Stati Uniti.

Questioni biologiche sorrette da motivazioni apparentemente necessarie per garantire un’equità competitiva ma che non rispondono alle esigenze di integrazione.

E negli eSports?

Appare, così, logica e consequenziale la risoluzione di queste problematiche grazie alle dinamiche degli eSports. Un nuovo ambito sportivo in cui non ci sono limiti biologici ma semplicemente abilità oculo-manuale, dedizione e vocazione. Un mix perfetto per garantire inclusività e parità in un mondo che ne ha estremo bisogno. Ma siamo sicuri sia davvero così?

È risaputa la grandissima differenza di salario nel mondo del calcio tra componente maschile e femminile che viene necessariamente separata per evidenti differenze fisiche. Sicuramente questa differenza è il risultato di uno scarsissimo interesse della tifoseria per il calcio femminile e il processo per colmare questo gap apparentemente insormontabile si deve scontrare con anni di cultura calcistica radicata nella mentalità delle persone.

La separazione in questo caso è necessaria, ma crea una ingiusta disuguaglianza. Nonostante ciò vediamo, potenzialmente, dei barlumi di uguaglianza nel nuovo orizzonte degli eSports. Eppure non è così.

È un dato di fatto che le donne nel mondo degli eSports sono una componente fortemente sottorappresentata nonostante il fortissimo interesse dimostrato. È questo quello che si evince dal rapporto sugli eSports in Italia nel 2021 di IIDEA e a confermare ciò c’è uno studio di Intel e Nielsen che analizza e smentisce alcuni luoghi comuni sul gaming e gli eSport nel nostro Paese.

Ricerca IIDEA sulla fanbase italiana – nel grafico la profilazione degli intervistati

“Gli eSports non sono una disciplina prettamente maschile”, commenta Amy Signorini, Pan-European Account Director e Co-Lead Diversity & Inclusion nel Sales and Marketing Group di Intel. “Anzi, gli eSports hanno l’opportunità di appianare la distanza di genere più di molti altri sport. Esistono già da anni competizioni per team femminili, come l’Intel Challenge agli Intel Extreme Masters World Championship di Katowice, in Polonia. Iniziative come questa forniscono una piattaforma per incoraggiare la partecipazione femminile in contesti agonistici. Il percorso da fare è ancora lungo ma già oggi, in Italia, registriamo un pubblico femminile attivo e ricettivo, come i dati raccolti dalla ricerca dimostrano”. Inoltre, in Brasile e in America Latina l’organizzazione di esport Immortals Gaming Club e Riot Games, produttore dello sparatutto a squadre Valorant, terranno un torneo tutto al femminile. L’iniziativa fa parte di Game Changers, un progetto fortemente voluto da Riot Games proprio per incentivare la scena femminile degli esport.

Ma in tutto ciò ci si chiede che senso abbia aver ereditato dagli sport tradizionali una delle cose che gli eSport possono superare senza problemi, ossia la divisione dei tornei per genere. Combattere la disuguaglianza e la discriminazione di genere utilizzando una separazione sportiva che non appartiene agli eSports potrebbe non sembrare la giusta strategia.

È una situazione anacronistica: gli eSport, giocati attraverso un supporto fisico come un controller oppure mouse e tastiera, possono andare oltre le distinzioni di sesso e genere. Gli sport elettronici sono basati sui riflessi, su un’estesa conoscenza dei giochi e sulla collaborazione fra i vari membri della squadra, cioè caratteristiche che non hanno genere in quanto la componente fisica non è discriminante.

 

 

 

 

Sicuramente la soluzione potrebbe risiedere in opere più concrete come l’inserimento di una componente femminile a livello di management e nei ruoli direttivi nelle associazioni, cambiare la mentalità chiusa e piena di preconcetti e di pregiudizi e sensibilizzare.

 

La verità è che la strada da percorrere è un percorso ricoperto da ciottoli e pietre che devono essere rimossi con pazienza per arrivare finalmente ad una community ampia ed eterogenea, in cui non ci sia disparità derivante dal genere, che possa essere una speranza e un obiettivo da perseguire anche negli sport tradizionali.