I tatuaggi: una moda con origini antiche

Ultimamente tatuarsi sta diventando sempre più epidemico. Ma questa consuetudine è recente o ha origini lontane?

Contrariamente a quanto si possa immaginare, il tatuaggio risulta già presente nella preistoria: tatuarsi animali o oggetti inerenti la caccia era di buon auspicio.

Nel 1991, sulle Alpi italiane, è stata ritrovata la Mummia di Similaun (3300 a.C.) con ben 61 tatuaggi posizionati sulle caviglie, sul ginocchio e, addirittura, lungo la colonna vertebrale. Dopo approfonditi studi, gli scienziati si sono pronunciati su una duplice possibilità: i tatuaggi avevano un valore spirituale oppure erano dei punti per la pratica dell’agopuntura. È incredibile come ancora oggi risultino così visibili dato che, all’epoca, era previsto solo l’utilizzo del carbone vegetale e della fuliggine con i quali venivano riempite le incisioni causate sulla pelle.

CIVILTÀ ANTICA

Con il passare dei secoli le nuove civiltà, come gli Alamanni, i Celti, i Traci, cominciarono ad adoperare i tatuaggi sia per distinguere le tribù di appartenenza, sia come venerazione delle loro divinità, che spesso erano animali quali il toro, il cinghiale e il gatto e in segno di devozione raffiguravano le loro sagome sul proprio corpo. I Britanni invece, il cui nome deriva da “brith” (dipingere), procuravano sulla propria pelle dei graffi che poi riempivano con del succo scuro. Rappresentavano per lo più animali feroci; spesso erano collocati sull’omero, sulle braccia e sulle ginocchia in quanto parti mobili del corpo, e davano quindi l’idea di belve in movimento.

Successivamente, con l’arrivo delle popolazioni nordiche in territorio romano, il tatuaggio acquistò una visione negativa in quanto era appannaggio dei barbari e quindi bandito per i nobili romani. In un secondo momento però, i soldati romani scelsero volontariamente di tatuarsi la sigla S.P.Q.R o il nome della legione, come ad indicare un giuramento nei confronti dello Stato. Con il passare del tempo questa pratica divenne obbligatoria in quanto impediva un eventuale abbandono del servizio militare. Anche gli schiavi erano sottoposti a questo rituale, ovvero costretti a “timbrare” il proprio corpo con l’iniziale del padrone e, nel caso in cui avessero commesso reati, venivano marchiati a fuoco sulla fronte.

STORIA CONTEMPORANEA

Arrivando alla storia contemporanea, potremmo stupirci di come personaggi illustri, rispettati politici, noti intellettuali si siano lasciati coinvolgere da questa moda.

George Orwell (scrittore britannico diventato famoso per “La fattoria degli animali” e “1984”) fu uno dei primi a tatuarsi, praticando sulle sue nocche due punti blu come simbolo di protezione durante la sua permanenza in Birmania.

Spostandoci in America, troviamo l’inventore Thomas Edison, ideatore di una penna elettrica, strumento fondamentale per la creazione della prima macchinetta elettrica per tatuaggi; Edison aveva un disegno geometrico a 5 punte posizionato sull’avambraccio destro.

Lo statista Winston Churchill aveva un’àncora tatuata sull’avambraccio, eredità legata alla carriera militare e al periodo da lui trascorso come corrispondente tra India, Sudafrica e Cuba.

Ed infine, troviamo addirittura lo zar Nicola II di Russia che durante il suo viaggio in Giappone si fece disegnare un dragone sull’avambraccio destro, simbolo di quella terra. Per realizzarlo ci vollero ben 7 ore!

di Lucrezia Stampone