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Come tre anni fa, la Cina torna ad impensierire l’Occidente  di Masia Ottaviana 4d

Il governo cinese ha repentinamente abbandonato la politica “Covid Zero”, ed i contagi sono ripresi. La paura è che in Occidente arrivino nuove varianti dalla Cina a cui non siamo preparati.

Una donna si sottopone a un test per il coronavirus a Shanghai in Cina questo mese. Test di massa Covid e quarantena hanno smorzato la domanda dei consumatori cinesi
Una donna si sottopone a un test per il coronavirus a Shanghai in Cina questo mese. Test di massa Covid e quarantena hanno smorzato la domanda dei consumatori cinesi.

 

Fino a novembre la Cina ha adottato una politica “Covid free”, molto più rigida di quelle adottate dai paesi occi­dentali, riuscendo a contenere la pandemia. Ma le proteste di piazza hanno indotto i politici ad abbandonarla, ed i risultati non sono tardati: anche se il governo lo nega, e forse si nasconde dietro statistiche ufficiali solo apparen­temente tranquillizzanti, pare che la situazione in Cina stia rapidamente degenerando: ufficialmente le vittime di dicembre sarebbero solo 13, ma pare che le terapie intensive siano quasi al completo.

Fonti autorevoli sostengono che i vaccini cinesi non siano affatto paragonabili per efficacia a quelli oggi sommini­strati in Europa e Stati Uniti, ovvero i vaccini a mRNA. Per cui l’allentamento delle misure di contenimento avrebbe provocato un allargamento a macchio d’olio dei contagi. Il governo italiano, preoccupato della situazione, ha im­posto il test antigenico rapido per i voli in arrivo dalla Cina, ed il giorno di Santo Stefano, primo giorno della sua applicazione, su due voli atterrati a Malpensa quasi la metà dei passeggeri era positiva.

In Occidente ci sono due grandi preoccupazioni: la prima è che i dati forniti dal governo cinese siano poco atten­dibili, e mascherino una situazione ben peggiore. Già prima di Natale l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha accusato Pechino di sottostimare la curva dei contagi.

Ogni giorno ci sarebbero almeno un milione di casi e 5.000 morti.  

La seconda preoccupazione è che la grande circolazione del virus in Cina ne favorisca le mutazioni: arrive­rebbero in Occidente varianti per le quali i nostri vaccini non sono sufficientemente pronti. Una dozzina di Paesi, fra cui il nostro, ha imposto i test per i viaggiatori cinesi, ed il sequenziamento per i positivi, in modo da individuare tempestivamente eventuali nuove varianti. Pare però che fino ad oggi non se ne siano riscontrate. Il governo cinese ha comunque protestato, minaccia “«contromisure» come ritorsione” ed ha decli­nato l’offerta dell’Ue di fornire loro i nostri vaccini, sostenendo che i loro sono sufficientemente efficaci.