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Gad Lerner su Gramsci: “Se lo dovessi associare a un vino, sceglierei il Cannonau”

di Alice Preste e Vittoria Cappeddu, 4^B

Così il giornalista e conduttore Gad Lerner ha concluso Venerdì 1 dicembre il suo incontro con gli studenti nell’Aula Magna del Liceo classico “Andrea D’Oria” di Genova  per presentare lo spettacolo “Il sogno di Gramsci” , che è stato messo in scena la sera stessa al teatro Modena di Genova.

“Gramsci è il pensatore italiano più tradotto e studiato in tutto il mondo”:  ha esordito Gad Lerner per presentare il protagonista dello spettacolo, diviso in tre parti, che ha portato in scena con Silvia Truzzi.

La locandina dello spettacolo “Il sogno di Gramsci”

 

Gad Lerner ha successivamente brevemente delineato la vita di Gramsci, partendo dalla povertà, che ha caratterizzato la sua infanzia, fino al diventare una delle figure più importanti del Partito Comunista italiano negli anni 20’.

Lo spettacolo si basa su tre temi scolastici di Gramsci: furono trovati per un vero e proprio colpo di fortuna in uno degli armadi della casa di Francesco Scotti, amico di Carlo, uno dei fratelli di Gramsci, il quale probabilmente glieli aveva donati.

Lo spettacolo alterna testimonianze ad analisi del suo pensiero, che è in grado di stupirci e farci riflettere. Gramsci infatti aveva maturato l’idea della cultura come “emancipazione degli ultimi” ed era sempre stato caratterizzato da un’insaziabile e precocissima sete di conoscenza, tanto da rinunciare anche ai pasti al fine di usare il denaro per comprare riviste o andare a teatro.

Durante l’incontro il giornalista ha risposto alle domande che Riccardo Olivieri e Gabriele Coli, gli hanno posto:

Tenendo conto della sua esperienza personale e delle sue conoscenze, quali pensa siano le differenze maggiori tra la scuola ai tempi di Gramsci, la scuola ai tempi in cui lei l’ha frequentata e la scuola di oggi?

La scuola ai tempi di Gramsci era un privilegio di chi se lo poteva permettere. Ai miei tempi, con il baby boom, era nata per la prima volta l’idea del diritto allo studio e della scuola dell’obbligo, tanto che c’era stata una scolarizzazione di massa. Oggi l’idea che lo studio sia un diritto e che determini una crescita non solo personale ma anche dal punto di vista del benessere, in campo lavorativo ed economico, si sta lentamente perdendo: questo porta esclusivamente a una marcia indietro verso il passato. Oggi Internet aiuta moltissimo per quanto riguarda citazioni e fonti; invece, ai miei tempi, cosi come a quelli di Gramsci, ciò non era possibile. Infatti nei temi di Gramsci la presenza di citazioni d’autore (da Leopardi ad Aristotele per esempio) è da ritenersi più che meritevole di lode perché frutto unicamente della sua memoria e della sua conoscenza.

Nel primo tema Gramsci usa in riferimento all’Europa il termine “Americanarsi”, intendendo dire che al suo tempo il bello stava diventando qualcosa di elitario, la totalità degli edifici ricercava ormai solo l’utilità e non più il gusto del bello. Osservando gli edifici minimalisti e monotoni e un’arte rivolta più alla ricerca di un messaggio che alla bellezza in sé, ritiene che oggi ci si sia abituati a conformare la bellezza con l’utilità?

Partendo dal presupposto che il termine “Americanarsi“ è stato inventato esclusivamente da Gramsci, basatosi su conoscenze ricavate dal solo studio, visto che un semplice ragazzino di campagna non poteva sapere niente sull’America, esso esprime la preoccupazione presente nel suo pensiero sul rischio che correva l’Europa quando un importante potenza rivoluzionaria rischiava di “invaderla” culturalmente su ogni aspetto. Esso è difatti un tema che viene ripreso da Gramsci, specialmente in uno dei suoi diari scritti in carcere.

Per finire, sappiamo che lei era proprietario di una cascina. Quale vino assocerebbe ad Antonio Gramsci?

Per me Gramsci non può che essere il Cannonau, un vino rosso e sardo, con il quale ha quindi le origini in comune essendo Gramsci sardo e bilingue: difatti il sardo è una lingua e non un dialetto.