Artemisia Gentileschi: ”Coraggio e Passione”

La prima artista donna ad essere ammessa in un’ Accademia d’arte, è in mostra a Genova presso la Fondazione di Palazzo Ducale. Pittrice determinata e geniale, ha fatto dell’arte la sua ragione di vita, trovandosi così  al centro di questa esposizione.

di Elena Bisio, 4B

Una vita segnata dalla sofferenza, quella di Artemisia, determinante per la sua arte, a partire dalla scomparsa precoce della madre e dal rapporto travagliato con il padre, Orazio Gentileschi. Fu  vittima di violenza e del contesto sociale in cui visse che, inizialmente,  non le aveva permesso di affermarsi come pittrice e come donna. Affascinata dalle opere del padre nasce in lei una volontà di emulazione.

Durante il percorso espositivo è possibile mettere a confronto le tele di Artemisia con quelle del padre e del collaboratore, nonché violentatore della donna, Agostino Tassi. Le opere dei Gentileschi sono a loro volta poste a confronto con quelle del Caravaggio, poiché aderiscono al suo stile pittorico.

Particolare di “Susanna e i vecchioni” di Artemisia Gentileschi

Artemisia reagisce ai traumi avviando un importante processo di resilienza e riscatto che ancora oggi a molte donne è negato:  per questa ragione predilige ritratti di figure femminili, assolute protagoniste della scena pittorica. Nella sua produzione artistica manifesta il suo disdegno tramite aspetti psicologici che emergono in maniera eclatante, trasmettendo un’importante capacità espressiva. Si ricordano due opere: “Susanna e i Vecchioni” e “Giuditta che decapita Oloferne”, emblemi della sua vicenda umana e dello stile caratteristico.

Il  desiderio di rivendicazione della pittrice è stato accompagnato dalle sue  geniali abilità, che le hanno permesso di affermarsi come artista riconosciuta per la prima volta nella storia.  Artemisia Gentileschi ha sfidato ogni tipo di convenzione e stereotipi radicati nel suo tempo, ponendo le basi di quello che oggi chiameremmo “femminismo” del quale lei, inconsciamente, è stata portavoce. 

Questa mostra ha portato con sé una polemica di cui si è molto discusso; la questione verte sull’articolo “Cronaca di uno stupro o riscatto di un’artista?”, recentemente  pubblicato su “La Repubblica”. 

Alcune studentesse del Corso di  Laurea in Storia dell’Arte e Beni Culturali dell’Università di Genova hanno duramente criticato e condannato la mostra; alla base delle critiche vi è la maniera in cui viene presentata la violenza subita dall’artista, come se mettesse in ombra  i suoi meriti professionali .

La Fondazione di Palazzo Ducale replica sostenendo  di aver voluto esclusivamente trasmettere un messaggio dedicato ai diritti e alla lotta contro la violenza sulle donne. A sostegno di questa tesi, la Fondazione conclude affermando che si tratta di una  mostra del progetto “L’Arte della solidarietà” il cui fine è quello di  “unire l’arte con la salute, la bellezza con la prevenzione”.