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“Poter capire, voler spiegare” Benedetta Tobagi racconta suo padre

Walter Tobagi, giornalista e scrittore, ma anche figlio, marito e padre: ce ne parla Benedetta Tobagi

Di Irene Collufio e Vittoria Gandolfo, 3B

(foto di Elena Bisio e Marta Uva 4B, riprese e video di Simone Maragliano 5B)

 

 

Il 12 febbraio alcune classi del liceo D’Oria hanno avuto l’opportunità di incontrare Benedetta Tobagi, figlia del noto giornalista. E’ proprio alla ricostruzione della vita impegnata  Walter Tobagi, studente popularis, giornalista generoso, impegnato, intelligente, che è dedicato il suo primo libro “Come mi batte forte il tuo cuore”,  inchiesta rigorosa sugli anni del terrorismo e insieme viaggio di ricerca e di riappropriazione di un padre amatissimo e conosciuto attraverso i suoi diari, lettere, articoli, libri.

Walter Tobagi con i figli Benedetta e Luca

Storica, scrittrice, conduttrice radiofonica e recente vincitrice del Premio Campiello con il suo ultimo saggio, Benedetta Tobagi ha dedicato parte dell’incontro a definire il contesto storico degli anni  in cui è maturato l’assassinio di suo padre, chiarendo alcuni aspetti che spesso vengono dati per scontati. Inoltre ha raccolto le molte domande degli studenti, a cui ha risposto in maniera chiara ed esaustiva.

Walter Tobagi è stato un giornalista e inviato speciale per il Corriere della Sera, che il 28 maggio 1980 è stato assassinato dai militanti della Brigata XXVIII marzo a causa della sua costante ricerca della verità, a cui ha dedicato tutta la vita e la carriera.

Brigata XXVIII marzo: chi sono gli assassini di Tobagi?

Barbone (in foto) e Morandini, responsabili dell’omicidio Tobagi, vendono scarcerati dopo essersi pentiti

Il nome della brigata è stato scelto per commemorare l’irruzione di via Fracchia, a Genova, durante la quale i carabinieri guidati dal Generale Dalla Chiesa hanno ucciso quattro brigatisti. Dei sei membri del gruppo imputati, tre si sono pentiti: Marco Barbone, il leader, e Paolo Morandini, sono stati condannati a 8 anni e 6 mesi, pena mai scontata in carcere poiché è stata  accordata loro la libertà condizionata, e Mario Marano, che è stato scarcerato nel 1986. Barbone e Marano inoltre sono gli autori materiali del crimine, mentre gli altri si sono limitati a compiti di copertura. Invece non si sono pentiti Manfredi De Stefano, morto nel 1984 mentre scontava la sua pena a 28 anni, Francesco Giordano, scarcerato nel 2004 dopo aver passato 21 anni in carcere, e Daniele Laus, condannato a 16 anni.

“Come mi batte forte il tuo cuore”: perché una ricerca privata diventa un libro

Benedetta Tobagi ha raccontato il motivo per cui quelle che dovevano essere delle ricerche private, per capire e per conoscere suo padre, sono divenute un libro. La riteneva una storia molto bella per fornire un esempio di ascesa e realizzazione sociale nell’Italia del dopoguerra, date le origini modeste del padre. Inizialmente l’idea era di creare un documentario, dal momento che lavorava  già nell’ambiente e che non avrebbe dovuto occuparsene personalmente: rendendosi conto però che gran parte del materiale lasciato da suo padre era scritto, ha deciso di scrivere un libro. 

Successivamente, alla domanda su “quanto si possa effettivamente far luce su questo periodo storico”, la scrittrice ha risposto che dipende sempre dallo standard di verità che ci si pone, ma che in ogni modo non si potrà mai veramente arrivare alla verità, alla quale tuttavia ci si può avvicinare.

Per garantire uno spazio di valutazione ai suoi lettori, la Tobagi ha utilizzato appositamente uno stile soggettivo in alcuni passi del libro, in modo che fosse possibile distinguere i passaggi in cui si è fatta sopraffare dall’emozione, da quelli in cui invece è stata oggettiva.

Ha specificato inoltre che il suo libro “Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre” è un romanzo di formazione, con cui ha voluto raccontare non un eroe, ma un uomo, con paure, sogni e passioni.

Ecco come lo ricorda un altro giornalista del Corriere, suo collega e amico. 

Antonio Ferrari: il ricordo di un amico

Era una persona straordinaria, limpida, vera, autorevole, forte e piena di coraggio.

Con queste parole Antonio Ferrari, giornalista per il Corriere della Sera dal 1973, descrive il collega e amico Walter Tobagi. I due inviati speciali per il Corriere hanno lavorato insieme per far luce sugli anni in cui il terrorismo è dilagato in Italia. Uno degli ultimi lavori insieme è stato  l’articolo sull’irruzione nel covo di via Fracchia.