Intervista a Washington Zambrano autotrasportatore, abituale frequentatore del ponte, su cui era passato poche ore prima.
di Giulia Zambrano
Che emozioni hai provato sapendo che per poche ore potevi essere tu quello a precipitare dal ponte?
Paura, angoscia, disperazione, stress.
Questo avvenimento ha avuto ripercussioni nella tua vita?
Danni no, però molte complicazioni per il mio lavoro: è aumentato il traffico e non c’erano agevolazioni per il trasporto pesante, essendo solo due le vie di accesso a Genova. Arrivare a casa è diventato molto più lungo, mi ci vuole molto più tempo.
Come hai saputo e da chi hai avuto la notizia?
Dai messaggi telefonici e da mia figlia Angelica che mi ha chiamato per sapere dove fossi.
La prima cosa a cui ha pensato?
Che la città di Genova era finita: il ponte era una via di comunicazione fondamentale. E alle vite mancate. Ovviamente mi sono informato sulla mia famiglia.
Hai mai pensato che potesse succedere qualcosa del genere?
Sì, si parlava con alcuni colleghi, già in pensione e presenti alla costruzione del ponte, si diceva che non c’erano stati molti controlli alla struttura, c’erano molti dubbi sulla sua solidità.
Secondo te qual è la causa del crollo?
Mancanza di manutenzione: non c’erano stati molti controlli e in quel giorno la pioggia e i fulmini hanno aggravato la situazione.
Dopo quanto accaduto hai paura di stare sulle strade?
L’ho sempre avuta perché in strada sono frequenti gli incidenti, ma l’ora e il giorno arriveranno per tutti, sono un destino.
Ci pensi ancora?
Sì, perché passo sempre da quelle parti e non hanno ancora concluso niente … la lentezza con cui si procede mi dà fastidio … per la sicurezza di tutti e in particolare per il mio lavoro.
Fonte immagine: tg24.sky.it