The Square

Un’opera d’arte contemporanea sul grande schermo

 

 

Nel Ventunesimo secolo si può ancora dire di aver fiducia nel prossimo?

Cosa significa avere fiducia?

Cosa significa essere altruisti?

Come nelle opere d’arte contemporanea, questo film, vincitore della Palma d’oro all’utimo Festival di Cannes, riesce nel difficile intento di mostrare l’essere umano per quello che è in realtà, senza maschere o stereotipi, raffigurando nel modo più crudo e realistico la sua intimità.

Il protagonista, Christian, è il curatore di un museo d’arte contemporanea, che sta cercando di promuovere una mostra basata sulla fiducia, la quale ha come opera principale un quadrato luminoso descritto con una targa che dice: “Il quadrato è un santuario di fiducia e amore al cui interno abbiamo tutti gli stessi diritti e doveri”.

Un furto dà il via a una serie di eventi a catena che sconvolgeranno la sua serenità e lo porteranno a trascurare la campagna pubblicitaria, causando una catastrofe mediatica per il museo.

Gli eventi anche grotteschi che si susseguono, spingono lo spettatore a non rimanere indifferente e a interrogarsi, sentendosi profondamente scosso da scene che all’apparenza sembrano così lontane da noi. In realtà queste hanno il coraggio di mostrare la vita quotidiana priva dei filtri imposti dalla razionalità e dal pudore, che condizionano ogni nostra azione, anche involontariamente. Tutti i discorsi e le situazioni, in cui si vengono a trovare i personaggi, sono esasperate e provocatorie, perché guidate dall’istinto e dal forte desiderio di afferrare davvero la vita in tutta la sua assurdità.

All’inizio del film Christian non accetta questa condizione e cerca di sfuggire a ciò che le scelte della vita realmente comportano, nascondendosi dietro la maschera dell’uomo di successo. Alla fine il protagonista si ritroverà fortemente cambiato, avendo compreso che l’unico modo per poter affrontare il proprio smarrimento è quello di vivere relazionandosi con sincerità e amore verso gli altri esseri umani. La fiducia è il primo passo per la comprensione reciproca.

The Square, però, non si limita a questo ma sprona a mettere in discussione il proprio pensiero sulla libertà di espressione e a porsi anche domande che possono apparire contraddittorie.

Ci dev’essere un limite alla libertà di espressione?

Si dev’essere politicamente corretti?

In questo caso è uno spot promozionale senza scrupoli che viene messo sotto accusa, ma alla fine la pubblicità raggiunge il suo fine. A che prezzo però?

È l’argomento che è politicamente scorretto o la sua strumentalizzazione?

Il tema affrontato è molto attuale e obbliga lo spettatore a confrontarsi con la propria umanità e la propria sensibilità, spesso soffocate per non rimanere schiacciati dalle tragedie che accadono ogni giorno e alle quali ormai si è anestetizzati.

La grande peculiarità di The Square è la facilità con cui fa immergere lo spettatore nelle profondità dell’animo umano attraverso una regia elegante ma schietta, che non si spaventa a rappresentare il conflitto tra umanità e animalità. Così, quando sullo schermo compaiono i titoli di coda e si riprende fiato, persiste inizialmente una grande confusione, che lentamente svanirà se si avrà il coraggio di riflettere su che cosa accade nel momento in cui la maschera cade.

 

Di Alice Allegri

 

Fonte immagine:
http://www.cultframe.com/2017/11/the-square-film-ruben-ostlund/.