QUANDO I GRANDI ERANO PICCOLI… Papà, ti ricordi?

Papà Pietro

Pietro (il secondo da sinistra, in basso) in seconda elementare, con il maestro Piazza

Papà, ma alla mia età tu che cosa facevi? Com’era la tua giornata? Parlami un po’ di te…

Caro Nicolò, devi sapere che da piccolo a scuola sono sempre andato da solo, sin dalle elementari, poiché il nonno lavorava come muratore e la nonna doveva accudire la casa e badare ai miei fratellini più piccoli. Finita la  scuola tornavo subito a casa, si pranzava, facevo i compiti e uscivo fuori in strada a giocare a pallone. Il pallone era uno dei pochi giochi che avevamo, assieme alla bicicletta, ma si giocava anche a nascondino e con i tappi delle bottiglie. A quei tempi ci si divertiva tantissimo con poco.

La sera aspettavo  che il nonno tornasse dal lavoro, ci si riuniva a tavola e si mangiava quello che c’era: uova, patate e legumi, senza possibilità di scelta. Le giornate le passavo all’aria aperta a correre e giocare con i miei compagni. La sera si andava a letto presto perché la mattina ci si alzava per andare a scuola o per aiutare papà e mamma nelle faccende di casa o in campagna.

Quando avevo la tua età vivevo nelle “baraccopoli”, poiché qualche anno prima, nel 1968, il nostro paese, Gibellina, in provincia di Trapani, era stato distrutto dal terremoto della Valle del Belice. La mia casetta era piccola, in una stanza si dormiva in tre, ed era sprovvista di riscaldamento, per riscaldarci infatti usavamo il “braciere” o le coperte. Così, la sera, in assenza del televisore, ci riunivamo intorno al braciere e ci raccontavamo le storie. La mia infanzia quindi è stata decisamente molto diversa rispetto alla tua.

Nicolò Manfrè, II D