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Maurizio Felugo, presidente della Pro Recco pallanuoto, racconta come genio e capacità siano le armi di sopravvivenza per lo sport nel tempo del Covid

di Manuela Mazzotti 1B

Nell’ultimo anno abbiamo assistito ad eventi che non ci saremmo mai aspettati che accadessero: la chiusura di ogni attività non di prima necessità e l’obbligo di restare a casa. La chiusura ha coinvolto anche il settore dello sport: milioni di atleti hanno dovuto rivedere le proprie abitudini in modo tale da attenersi alle regole imposte dal governo. Spezia: Felugo entra a far parte del Cda del club - Liguria - ANSA.itDurante un’intervista da remoto ho avuto il piacere e l’onore di parlare con Maurizio Felugo, ex-pallanuotista di ruolo centrovasca. Dopo una lunga carriera, segnata da importanti vittorie come l’oro ai mondiali e l’argento alle olimpiadi, è diventato il presidente della Pro Recco pallanuoto nel 2016, dove ha giocato dal 2006 al 2015. Maurizio Felugo non occupa un ruolo solo all’interno della società della Pro Recco ma è anche il presidente della società calcistica Arzachena e membro del CdA dello Spezia.

Il mondo dello sport, in particolare la Pro Recco pallanuoto era pronta a cambiamenti così grandi? E come ha reagito?

Nessuno si aspettava di avere uno shock del genere, soprattutto il mondo dello sport. Siamo passati da una totale libertà di viaggiare in Europa e nel mondo, assistendo a competizioni con tifosi, a non poter neanche fare degli allenamenti di contatto tra di noi. Ci è voluto un po’, però credo che in questo anno gli atleti abbiano avuto un comportamento veramente eccezionale nel cercare di adeguarsi e di stare il più attenti possibile sia fuori che dentro l’acqua. Gli atleti hanno cercato di dare il massimo negli allenamenti per crescere e migliorare, sfruttando anche le poche partite che ci è concesso fare.

La società si è subito messa a lavoro per cercare di far allenare gli atleti?

Ovviamente quando l’anno scorso si è deciso di chiudere tutto , lo stop è stato totale, così abbiamo cercato di fare come tanti altri: abbiamo programmato attività da remoto, dove gli atleti si allenavano dal punto di vista fisico con esercizi di corpo libero. Una volta finito il lockdown e arrivata la stagione più calda abbiamo fatto ciò che si poteva fare rispettando le norme, come allenamenti in mare o in piscina o ancora passeggiate. Abbiamo cercato di fare il massimo per mantenere il nostro livello di condizione.

E questo anche per quanto riguarda la prima squadra?Pro Recco Waterpolo 1913 - Wikipedia

Soprattutto per loro perché ovviamente le competizioni più importanti le fanno i grandi. Da una parte è stato il dispiacere più grosso non poter difendere il nostro scudetto, il campionato, la coppa dei campioni ma ancora più grave è stato non essere riusciti ad allenare il settore giovanile per un lungo periodo.

A fine lockdown 2020 il governo ha concesso la riapertura di palestre e piscine. In questo caso la società come si è organizzata, anche a livello di sicurezza?

Abbiamo ricevuto input abbastanza chiari, per esempio è stato proibito ancora oggi fare allenamenti tra squadre, ma soltanto partite ufficiali solo dopo il controllo della negatività di tutti gli atleti. Ciò comporta un grande sforzo sia economico che organizzativo. Il numero di partite è stato ridotto proprio per cercare di evitare il più possibile di aver momenti in cui anche una partita di pallanuoto possa diventare causa di contagio, di conseguenza abbiamo cercato di fare il massimo viaggiando il meno possibile, quindi con concentramenti nello stesso posto con più partite. Fino ad oggi, possiamo dire che siamo riusciti ad andare comunque avanti.

Con la riapertura di centri sportivi di conseguenza sono ripartiti i campionati di alcune categorie. Tutte le squadre hanno ripreso a giocare o solo alcune? E che misure ha dovuto la società adottare per permettere lo svolgimento delle competizioni?

Questa è una occasione che è stata concessa solo ai campionati più grandi. La ripresa delle partite è stata concessa ai campionati fino alla serie B e a tutti gli atleti di livello nazionale, il che allarga molto la forbice per quanto riguarda i settori giovanili perché anche la nazionale giovanile è considerata di interesse nazionale. Ovviamente le piscine in questo periodo sono state utilizzate esclusivamente per attività agonistiche e di conseguenza tutta la parte commerciale e tutta la parte che è la linfa vitale per un impianto è assolutamente proibita, infatti tantissime piscine e impianti sono chiusi.

Per la prima squadra, le loro abitudini sono cambiate radicalmente?

Direi di sì, perché i ragazzi sono abituati a mantenere la distanza, usare la mascherina fino a pochi secondi prima di entrare in acqua e nello spogliatoio non si cambiano più nelle panche o non stanno più delle ore sotto le docce; è tutto concentrato e calcolato in modo che tra di loro ci sia una certa distanza. La prima squadra è totalmente e completamente controllata da tamponi quasi settimanali cercando di preservare il più possibile lo svolgimento delle attività e la continuità soprattutto.Coppa Italia pallanuoto, sarà Pro Recco-Brescia la finale. Battute Ortigia e Sport Management

Secondo un suo parere la prima squadra ha risentito della mancanza del pubblico nei palazzetti?

Ovviamente gli atleti si sono adeguati immediatamente ma all’inizio è stato un elemento di sorpresa quasi veramente scioccante; credo che adesso, non solo nella pallanuoto ma in tutti gli sport, si sia arrivati al un punto in cui è abbastanza normale vedere la piscina completamente vuota e sentire molto di più le urla e i suggerimenti di allenatori e giocatori.

A livello di società sono stati ipotizzati dei progetti per continuare a migliorare la sicurezza degli atleti?

Assolutamente sì, si è cercato di preservare gli ambienti igienizzando la vasca, quindi anche l’acqua, e soprattutto tutta la parte di accesso all’impianto e agli spogliatoi  Tutto ciò è un enorme sacrificio e sforzo economico. E’ veramente un periodo in cui si è fatto il più possibile per salvaguardare la salute degli atleti.

Progetti in previsione di un eventuale nuova chiusura di palestre e piscine?

Questo purtroppo siamo tutti in attesa di capire cosa succederà, ci auguriamo tutti di tornare ad una pseudo-normalità il più presto possibile, soprattutto nel poter disputare più incontri anche per il settore giovanile, perché allenarsi è già importante ed è molto bello però ci si allena per giocare e per competere e se ciò manca è veramente difficile andare avanti.

Secondo il suo parere si poteva fare di meglio per garantire un allenamento continuo?

Direi che per quello che è stato fatto nella pallanuoto, abbiamo dato il massimo in un momento di grade difficoltà e se devo essere sincero, la società ha trovato una grande compattezza per andare avanti e più di così non credo che si potesse fare.

Per concludere la pandemia ha lasciato un segno sugli atleti e una volta finita, la situazione ritornerà come quella pre-covid?

Sicuramente ha insegnato tanto ai ragazzi e lo sta ancora facendo perché ci si è resi conto di cosa vuol dire aver la fortuna di fare uno sport come il nostro e improvvisamente trovarsi a dover star per mesi in casa; ciò ha valorizzato la consapevolezza di quanto sia bello fare l’atleta a questi livelli e di quanto bisogna essere orgogliosi di essere pallanuotisti specialmente in una società come la Pro Recco. Mi auguro che il discorso dei vaccini, con l’olimpiade anche alle porte, possa garantirci un ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile digerendo un po’ tutta la pressione che c’è dietro le partite dal punto di vista sanitario e che si possa tornare soltanto a giocare senza preoccuparsi del lavoro e della fatica che c’è intorno.