Le saline di Augusta, un luogo da tutelare

Le saline sono dei luoghi salmastri all’interno dei quali avviene la lavorazione del sale. Ad Augusta troviamo tre diverse saline: le Saline Regina, le Saline del Mulinello e le Saline Migneco Lavaggi. Esse sono molto antiche, addirittura Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. testimoniò la loro esistenza. E poi lo stesso Federico II di Svevia che nel 1231 utilizza il vocabolo “maremorto”, cioè una zona nella quale  vi è molta acqua  salata.

In passato queste saline avevano un’estensione maggiore, andavano da Punta Izzo fino a Marina di Priolo, e offrivano lavoro a diverse persone, i cosiddetti “salinari” che lavoravano alle saline solo dalla festività di San Giuseppe (il 19 marzo) fino ai primi temporali (settembre), svolgendo altri lavori durante il resto dell’anno. La loro presenza, inoltre, è testimoniata oggi dalle “case dei salinari”, luoghi dove riponevano il raccolto e gli utensili.  Le saline apparivano divise in due zone: i bacini evaporanti, dove evaporava l’acqua; e le caselle salanti, dove avveniva la cristallizzazione del sale.

Esso veniva raccolto in dei cestini trapezoidali e veniva raccolto a “piramide”, per permettere all’acqua di defluire.

Le saline sono importanti sia da un punto di vista etnoantropologico, naturale, paesaggistico ma anche dal punto di vista economico; ci basta pensare all’etimologia della parola “salarium” per comprendere l’importanza economica del sale, che veniva definito “oro bianco” ed era un metodo di pagamento, per l’appunto.

Oggigiorno, a causa dell’attività dell’uomo, le saline di Augusta risultano fortemente ridotte e abbastanza trascurate. Noi studenti ci siamo recati sul luogo assieme alla nostra docente di Storia dell’Arte e con un’esperta d’eccezione, la  prof.ssa Jessica Di Venuta, presidente dell’associazione “Italia Nostra” per osservare le loro condizioni odierne. Le saline presentano ancora la fauna e la flora tipica del luogo. La fauna è costituita da piante alofile, cioè capaci di vivere a contatto con il sale, mentre per quanto riguarda la flora notiamo diversi volatili alcuni stanziali altri in fase migratoria, tra cui  aironi e fenicotteri. Questi ultimi, con il loro piumaggio rosa, sono simbolo delle saline di Augusta ed è abbastanza usuale la loro vista. I fenicotteri assumono questo colore rosa a causa dei carotenoidi, che si trovano in alcuni crostacei, e hanno un processo di accoppiamento caratteristico: i maschi  si mettono in fila e la femmina sceglie il fortunato.

La funzione delle saline è andata col tempo perdendosi, ad esempio le Saline Difesa (che prendono questo nome poiché Augusta veniva sempre attaccata da sud e i megaresi inondavano i loro nemici grazie a queste saline) oggi sono quasi abbandonate e in balia di loro stessi. Fortunatamente però ci sono delle associazioni, come Italia Nostra, che si interessano di questi beni che possediamo. Da oltre dieci anni, infatti,  è in corso un iter burocratico negli uffici della Regione Siciliana per la tutela e la riqualificazione delle saline, progetto attualmente in stato di fermo per motivi burocratici.

Le saline di Augusta, inoltre, dal 2017 sono Zone di Conservazione Speciale e oggigiorno mirano ad essere classificate come Riserva Naturale Orientata. Per portare un cambiamento in questi luoghi, però, noi dobbiamo essere i primi a batterci per essi, perché sono un emblema del nostro passato etnoantropologico e naturale. Sarebbe piacevole ripulire e riqualificare i territori per costituire dei luoghi comuni, come un grande parco verde ai piedi delle saline. Picnic, corsa, lettura, studio, riposo: sono solo alcune delle attività che si potrebbero praticare con uno sfondo strabiliante, quale quello costituito dalle acque delle saline, i resti etnoantropologici e i suoni emessi dalla flora locale.

Per la realizzazione di tutto ciò però si deve collaborare, collaborare per rendere Augusta una città migliore, collaborare per rendere onore alla città del passato e ai suoi salinari.

Elisa Indaco 2QL