Al posto giusto nel momento sbagliato

“Amiamo la vita, i sacrifici pagano, i soldi si sudano”

di Anna Viola Coppo e Rebecca Fineschi, 2D

La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.

Giovanni Falcone.

La forza d’intimidazione esercitata dalle organizzazioni mafiose porta al silenzio, all’omertà, di associati e persone conniventi. Chi non tradisce, chi non parla, è chiamato “uomo d’onore”, secondo una terminologia settaria che inverte il senso reale delle parole.   

La mafia agisce attraverso minacce e violenze. Non si ferma davanti a nulla, neppure di fronte a un bambino innocente.

É presente anche nei luoghi dove regna la tranquillità e dove bambini e ragazzi di ogni età dovrebbero sentirsi al sicuro e spensierati. 

“Non c’è un posto sbagliato, non c’è un momento sbagliato, semplicemente perché non esiste un luogo sbagliato per una vittima innocente. Al posto sbagliato, al momento sbagliato ci sono sempre e comunque gli assassini, i mafiosi, i criminali”.

E’ questa la grande lezione di vita di Francesca Anastasio e Giovanni Gabriele, genitori di Domenico “Dodò”.

La verità che si cela dietro alla terribile storia di Dodò

Domenico Gabriele, soprannominato da tutti Dodó, nasce il 17 ottobre del 1998 a Crotone.

E’ un fanciullo affettuoso, altruista e molto intelligente, insomma adorato da tutti! Ma il suo sorriso si è spento troppo presto.

Era la sera del 25 giugno del 2009, quando la vita di Giovanni e Francesca cambiò per sempre.

Giovanni Gabriele si lasciò convincere dal figlio ad accompagnarlo al campetto in Contrada Margherita, dove era solito giocare allo sport che più amava, il calcio. 

Non sapeva però che quella sarebbe stata l’ultima volta.

Nel campetto c’erano circa 50 persone, tra amici e uomini che i due non conoscevano bene.

In porta si trovava Gabriele Marrazzo. Arrivati sul posto cominciarono a divertirsi, sembrava che il tempo si fosse fermato.

Poi uno sparo, un respiro…tutto ciò che era intorno sembrava svanire, una vita appesa a un filo. 

Giovanni non sapeva cosa fare, chiuse gli occhi, nella sua mente tutto era offuscato.

La corsa in ospedale pareva infinita.  Dodò venne portato nel pronto soccorso di Crotone. La situazione era molto grave, venne così trasferito d’urgenza nel reparto di Neurochirurgia di Catanzaro.

Domenico era stato colpito al fianco e alla testa. I medici fecero di tutto per tenerlo in vita: era in bilico tra la vita e la morte. 

Quella che doveva essere una piacevole serata, si era trasformata in un vero e proprio incubo. Il piccolo rimase in coma farmacologico per 85 lunghissimi giorni. Giorni in cui Giovanni e Francesca affrontarono una terribile agonia. Il 20 settembre del 2009, il cuore del bambino smise di battere per sempre. Ma la sua generosità rimarrà per sempre nei cuori di coloro che l‘hanno conosciuto.

Ma chi era il vero obiettivo?

Il bersaglio era Gabriele Marrazzo, 35 anni, membro della malavita locale. Era un disoccupato e si era trasferito in Germania raggiungendo così suo padre. Iniziò a collaborare con la ‘ndrangheta, a chiedere il pizzo e contrabbandare droga. A causa di quei maledetti 350 € che decise di non pagare, Dodo’ , un bambino innocente di dieci anni, venne ucciso al posto suo.

Il processo

Subito dopo la morte di Dodò, iniziarono le indagini per trovare gli spietati assassini. Inizialmente non si recuperarono abbastanza prove per incastrare i malavitosi, ma proprio quando stavano per arrendersi, avvenne “una fortuna nella sfortuna”. Infatti il killer Andrea Torricchio e la madre andarono a trovare Francesco Torricchio, già in carcere da tempo.

I tre parlarono della vicenda, essendo sicuri di non essere scoperti, ma in prigione orecchie e occhi sono ovunque. Alla fine Andrea confessò e venne arrestato.

Andrea Tornicchio e Vincenzo Gattolo i killer di Domenico Gabriele

Un altro indizio giunse grazie al cugino di Gabriele Marrazzo, anch’esso chiamato Gabriele, che quella fatidica sera era presente. L’uomo rivelò che il cugino frequentava sia Andrea Torricchio che Vincenzo Gattolo (secondo killer).

Per Dodò ci fu finalmente giustizia. 

Il 13 maggio del 2015 la Corte di cassazione confermò la sentenza  e gli assassini furono condannati all’ergastolo.

Libera

Alcuni giorni dopo il funerale di Dodò, Francesca e Giovanni ricevettero una visita da parte di Don Luigi Ciotti.

Quest’ultimo entrato in camera di Domenico, vide appesa al muro la maglia del suo giocatore preferito, Alessandro Del Piero. Ciotti chiese ai genitori del bambino di incontrare Del Piero e stringergli la mano, proprio come Dodò avrebbe voluto.

Buon compleanno Dodò

Gli amici di Domenico hanno scelto come data il 17 ottobre per riunirsi e ricordarlo.

A lui sono dedicati i Presidi di Libera Miranese, in Veneto, e in Toscana il Presidio di Pontedera (PI) e di Campi Bisenzio (FI).Tutti gli anni, il 25 giugno, i Campi Macrillò, in contrada Margherita, ospitano un torneo di calcetto, “Liberi di giocare“.

 

Francesca e Giovanni sono un esempio di come ci si può rialzare da una caduta così dolorosa e di come insieme si riescono ad affrontare le difficoltà. Mantenere ancora vivo il sorriso e la voglia di vivere di Dodò è diventato per loro un impegno di testimonianza per far capire quanto la mafia sia una cosa malvagia. Così è stato con le classi 2b e 2d del Liceo classico “A. D’Oria” di Genova, il 20 febbraio, quando nell’ambito dell’iniziativa “Le mafie sono anche cosa nostra” hanno raccontato la loro storia alla presenza di Don Valentino Porcile promotore dell’evento e del magistrato Luca Traversa, volontario di Libera.